Euplo di Catania

[11 agosto[1]]

La Passio del martire Euplo ha il sapore d’autenticità proprio dei documenti burocratici che i nostri padri hanno voluto conservare gelosamente: piccoli ritocchi, apposti da mani devote, non alterano l’asettica stringatezza degli atti processuali. La memoria di sant’Euplo, nonostante la sua veneranda antichità, non è mai stata popolare in “Grande Grecia”; nella stessa Sicilia, è ridotta a due sole località minori della provincia di Messina (Francavilla e Motta Camastra), forse perché messa in ombra dal Digiuno del Transito (oppure dalla festa del diacono san Lorenzo).

 

Nella città di Catania, davanti alla sede del governatore, il diacono[2] Euplo gridò dicendo: – Sono cristiano e voglio morire per il nome di Cristo.

Udite queste grida, il consolare[3] Calvisiano[4] disse: – Fate entrare chi sta gridando.

Euplo entrò, portando con sé i Vangeli e Massimo, un consigliere di Calvisiano, disse: – Non è lecito che, contro l’ordine imperiale, costui conservi questi libri[5].

Il consolare Calvisiano disse a Euplo: – Da dove vengono questi libri? Li hai portati da casa?

Euplo rispose: – Il mio Signore Gesù Cristo sa che non ho casa.

Il consolare Calvisiano disse: – Li hai portati tu qui?

Euplo rispose: – Mi hanno scoperto con essi; li ho portati io stesso.

Calvisiano disse: – Leggi.

Euplo aprì e lesse: – Beati i perseguitati a causa di giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli. E in un altro passo: – Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua.

Quando ebbe lette queste e altre cose, Calvisiano disse: – Che significa?

Euplo rispose: – È la legge divina che mi è stata consegnata.

Calvisiano: – Da chi?

Euplo: – Da Gesù Cristo, il Figlio di Dio vivente.

Il consolare Calvisiano disse ai consiglieri: – La sua confessione è spontanea; sia ora interrogato sotto tortura.

Il giorno prima delle idi di agosto, essendo consoli Diocleziano – per la nona volta – e Massimiano – per l’ottava – [12 agosto 304], il consolare Calvisiano disse a Euplo, sottoposto a tortura: – Che dici ora, rispetto alla tua prima deposizione?

Euplo, facendosi – con la mano libera – il segno di croce in fronte, rispose: – Confermo la confessione: sono cristiano e leggo le Scritture.

Calvisiano disse: – Perché li hai conservati presso di te e non hai consegnato i libri vietati dagli imperatori?

Euplo rispose: – Perché sono cristiano e non è lecito consegnarli. È meglio morire che consegnarli. In essi è la vita eterna. Chi li consegna perde la vita eterna[6]. Per non perdere la vita eterna, do la mia vita.

Calvisiano, rivolto ai carnefici, disse: – Torturate Euplo che non ha consegnato le Scritture, secondo l’editto imperiale, ma le ha lette al popolo.

Mentre lo torturavano, Euplo diceva: – Grazie, Cristo; custodiscimi perché subisco la tortura per te.

Il consolare Calvisiano disse: – Euplo, abbandona questa pazzia: adora gli dei e sarai libero.

Euplo rispose: – Adoro Cristo, aborrisco i demoni. Fa’ come vuoi: sono cristiano. A lungo ho desiderato questo. Fa’ quello che vuoi. Torturami ancora: sono cristiano.

Torturato ancora a lungo, i carnefici ebbero l’ordine di smettere. Calvisiano disse: – Disgraziato, adora gli dei. Venera Ares, Apollo ed Asclepio[7].

Reliquie di S. Euplo nella cattedrale di Trevico (quest’urna, esposta per la prima volta l’11 agosto 2008 nella Cattedrale di Trevico, è di Battista Marello eseguita su commissione del Parroco di Trevico).

Euplo rispose: – Adoro il Padre, il Figlio e il Santo Spirito. Adoro la santa Trinità, oltre la quale non c’è altro Dio. A morte gli dei che non hanno fatto il cielo e la terra e le cose che essi contengono. Sono cristiano.

Il prefetto Calvisiano disse: – Sacrifica, se vuoi essere liberato.

Euplo disse: – Offro me stesso in sacrificio a Cristo Dio: non posso fare altro. È inutile: sono cristiano.

Calvisiano ordinò che fosse torturato ancora di più. Mentre lo torturavano, Euplo diceva: – Grazie a te, Cristo. Aiutami, Cristo. Soffro per te, Cristo. E ripeteva più volte queste parole; venutegli meno le forze, solo con le labbra, senza voce, diceva queste o altre simili cose.

Calvisiano entrò nel suo ufficio e dettò la sentenza; uscito con le tavolette, lesse: – Ordino che il cristiano Euplo, che ha disprezzato gli editti imperiali, ha bestemmiato gli dei e non ha voluto pentirsi, sia ucciso con la spada. Portatelo via.

Allora gli appesero al collo il Vangelo col quale era stato preso e l’araldo lo precedeva gridando: – Euplo, cristiano, nemico degli dei e degli imperatori!

Euplo, felice, rispondeva ogni volta: – Grazie a te, Cristo Dio!

Quando giunse al luogo del supplizio, s’inginocchiò e pregò a lungo. E rendendo ancora grazie, offri il suo collo e fu decapitato dal carnefice. Il suo corpo fu poi raccolto dai cristiani, che lo composero con gli aromi e lo seppellirono.


Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/euplo.htm

 

Immagine: www.oca.org

[1] È del febbraio 303 l’editto che ordinava, tra l’altro, la consegna e distruzione delle Sacre Scritture.

[2] La data dell’undici agosto è propria della tradizione liturgica ortodossa, attestata anche dal manoscritto messinese 159, proveniente dal monastero della Theotokos Galarmu o Galatos (difficile lettura: s’ipotizza che si tratti della località Gala di Messina). Dal Mess. gr. 159 è stato probabilmente copiato il Typikon della Cattedrale di Bova (Barb. gr. 78, del 1552) e il cosiddetto Typikon di Messina (non viceversa, come di solito si afferma a proposito del Mess. gr. 115). Il Mess. gr. 115 attesta, però, che all’epoca in cui fu redatto (XIII\XIV secolo, non 1131 come di solito si afferma) s’andava già diffondendo la tradizione “occidentale” del dodici agosto.

[3] Non è escluso che la qualifica di diacono sia postuma e tratta dalla Passio, che presenta Euplo come “colui che legge il vangelo” alla comunità dei credenti.

[4] Consulares erano i viri clarissimi, appartenenti all’ordine senatoriale, con l’incarico di “giudice di prima istanza”.

[5] Calvisiano è lo stesso personaggio che appare – a volte, con altri titoli – come repressore del cristianesimo in Sicilia al tempo di Diocleziano.

[6] Le Chiese dell’Africa furono poi travagliate dal problema di quale atteggiamento prendere nei confronti dei cristiani traditores, consegnatari (delle Scritture).

[7] Forse si tratta di un’aggiunta contrapposta alla professione di fede trinitaria che farà Euplo.

 

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