Chiesa Ortodossa Russa di san Nicola

 

CONSIDERAZIONI SULLA PREGHIERA

 

Roma 1972

 

 

Introduzione

 

 

Nelle famiglie cristiane, appena il bambino comincia a pronunciare “papà” e “mamma”, quest’ultima gli insegna anche il nome di Dio. Anche se priva d’istruzione, essa sente nel profondo del cuore ciò che si legge nella Sacra Scrittura: “Chiunque invoca il nome del Signore, si salva”. Perciò si sforza di insegnare la preghiera alla propria creatura. Ma anche i fanciulli che già nei primi anni di vita hanno imparato a pregare, crescendo, per varie ragioni, non riescono a pregare bene e spesso abbreviano o addirittura smettono di pregare. Ma la preghiera è necessaria all’uomo come il pane quotidiano: senza di essa l’anima muore, e l’uomo a poco a poco si intorpidisce e diventa cieco e sordo nei confronti della Parola di Dio, incapace di qualsiasi buona azione.

 

Ecco perché dobbiamo salutare la pubblicazione di questo opuscolo, che ci parla dell’importanza della preghiera nella vita del cristiano.

La vita è il campo di una lotta incessante. Le occupazioni terrene trascinano l’uomo verso la terra, mentre il Signore lo chiama a sé, al Cielo, al Regno dei Cieli. Egli concede il suo aiuto a chiunque preghi, in modo che possa uscire vincitore da questa lotta. Ma l’aiuto è concesso quando è chiesto. Questo libretto ci insegna a chiedere l’aiuto di Dio con fiducia e ad ottenere ciò che chiediamo.

 

Arciprete Victor Ilienko

 

 

Roma, 6/19 novembre 1972, Domenica XXV dopo Pentecoste,

festa di san Paolo patriarca di Costantinopoli, Confessore,

e di san Varlaam Hutinskij.

 

 

 

Ecco la via, ecco come la si perde, ecco il nemico e la corda.

Ecco tuo fratello che con gioia accetta d’essere legato dal demonio.

Guarda dove viene trascinato da lui... E questo comprenderemo solo se ci rifaremo

agli inizi della nostra vita e ci renderemo conto della nostra entrata nell’arena monastica.

 

san Simeone il Nuovo Teologo [Cat. VII, 119-126]

 

 

Preghi?

 

A questa domanda, caro lettore, tu solo puoi rispondere.

Chi ti guida nella tua vita spirituale, sa se tu frequenti la chiesa. Ai tuoi familiari è noto se tu compi le devozioni domestiche. Ma solo tu e Dio sapete se tu preghi nel tuo intimo.

Ti prego, caro lettore, fa attenzione all’argomento su cui desidero discutere con te. Non dire che la mia domanda è indiscreta. Se il tuo cuore è sincero di fronte a Dio, nella mia domanda non c’è nulla di offensivo per te. Non la respingere affermando che tu reciti le tue preghiere. Recitare una preghiera e pregare realmente sono due cose del tutto diverse. E non dire che la mia domanda è inutile. Ascolta e vedrai che ho buone ragioni per fartela.

 

 

1. Ti chiedo se preghi, poiché la preghiera è assolutamente necessaria per l’eterna beatitudine dell’uomo. Dico “assolutamente necessaria” ed uso a bella posta questa espressione. Non intendo parlare, a questo punto, né dei bambini, né di coloro che non hanno l’uso completo della ragione, né dei pagani. So che poco si richiederà a colui a cui è stato dato poco. Le mie considerazioni invece hanno per oggetto coloro che si dicono cristiani e vivono in un ambiente cristiano. Nessuno di costoro può sperare di salvarsi, se non prega. Credo fermamente nella salvezza per opera della grazia. Non avrei alcun dubbio di accostarmi al letto di morte del più grande peccatore e dirgli: “Credi nel Signore Gesù Cristo e ti salverai”[1]. Ma non trovo nella Sacra Scrittura che qualcuno possa salvarsi senza questo desiderio. La preghiera in sé non salva, ma è assolutamente necessaria.

Non ci sono vie già pronte che da tutte le parti conducano alla salute o alla conoscenza; i re ed i principi, i poveri ed i contadini, tutti singolarmente debbono preoccuparsi dei bisogni del proprio corpo e della mente. Nessuno può mangiare, bere o dormire per un altro, né altri può per noi imparare l’alfabeto. Tutto ciò ognuno deve fare per conto proprio, perché altrimenti non sarà fatto. Quanto è stato detto riguardo all’anima ed alla mente, si riferisce anche allo spirito. Esiste qualcosa d’incontestabile che si riferisce alla salvezza ed alla felicità eterna dell’uomo. Ognuno deve pentirsi da solo ed ognuno da solo deve rivolgersi al Cristo. Ciascuno deve compiere questo da solo, poiché nessun altro, all’infuori di lui, lo può fare.

Come si può conoscere Dio senza la preghiera? Tu non puoi comunicare con gli uomini né conoscerli, finché non parli con loro. Così non puoi comunicare con Dio, se non preghi. Se speri di entrare nel Regno dei Cieli e desideri essere amico di Dio sulla Terra, devi pregare.

Lettore, nel giorno del Signore, raccoltisi da tutti e quattro i punti cardinali, provenienti da tutti i popoli, coloro che sono viventi costituiranno una moltitudine, che nessuno potrà contare. Il peana di vittoria, che si leverà dalle loro labbra, sarà veramente meraviglioso. Esso risuonerà più forte del rumore di molte acque, più potente del tuono. Non ci sarà alcuna disarmonia in questo “nuovo canto”, poiché quanti lo canteranno, lo faranno con unità di cuore. L’esperienza della loro vita spirituale è unica ed identica: tutti hanno creduto, tutti si sono lavati nel sangue del Cristo, tutti sono nati dall’alto, tutti hanno pregato... Sì, dobbiamo pregare sulla terra, poiché altrimenti non canteremo mai l’inno di gloria in cielo. Dobbiamo percorrere la scuola della preghiera, altrimenti non saremo tra quelli che al banchetto nuziale dell’Angnello di Dio, con la moltitudine degli Eletti, canteranno incessantemente “Alliluia”. Lettore, non pregare, significa essere senza Dio, senza il Cristo, senza la Grazia, senza speranza e senza cielo. Significa essere sulla via dell’inferno. Perciò non ti stupire se ti chiedo se preghi.

 

2. Ti chiedo se preghi, poiché la preghiera continua è la vera caratteristica del vero cristiano. Tutti i figli di Dio a questo riguardo sono eguali. Dal momento in cui il Cristo diviene loro Salvatore e Signore, la loro vita è verità, essi si mettono sulla via della preghiera incessante e gioiosa. Come il respiro è il primo segno di vita in un bambino che vede la luce, cosi la preghiera è il primo segno di vita per gli uomini che sono “nati dall’alto”[2]. Una delle caratteristiche proprie di tutti i figli di Dio che sono rinati, consiste nella loro vocazione a Dio “giorno e notte”. Il Santo Spirito, che li ha fatti “una nuova creatura in Cristo”[3], fa sorgere in loro un sentimento filiale nei confronti di Dio e fa sì che lo invochino “Abba Padre”[4]. Il Signore Gesù Cristo, facendoli rinascere, apre i loro cuori e le loro labbra come se volesse dire loro: “Non siate muti”. Dio non ha figli muti. E proprio della nuova natura spirituale è la preghiera, come del bimbo il pianto. I figli di Dio si rendono conto di aver costante bisogno della misericordia e della Grazia. Essi sono consapevoli della loro vacuità interiore e della loro impotenza. Perciò non possono fare a meno di pregare.

Ho letto attentamente tutte le vite degli uomini di Dio nella Sacra Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse, e non ho trovato alcuno di loro che non fosse dedito alla preghiera. Caratteristica dei figli di Dio è il fatto che essi sempre pregano il loro Padre Celeste ed invocano il nome di Gesù Cristo. Invece è tipico dei senza Dio, che non sono rinati, dei “figli del diavolo”[5], il fatto che essi non pregano Dio. Ho letto pure le vite di molti autentici cristiani, vissuti dopo il periodo biblico. Alcuni tra loro erano ricchi, altri poveri, alcuni erano istruiti, altri non lo erano. Ma tutti erano uniti da un elemento comune: tutti erano uomini dediti alla preghiera. Leggo le relazioni dei missionari cristiani, che operano tra i pagani, e con gioia constato che questi ultimi in varie parti della terra ascoltano l’Evangelo. Scrivono di conversioni in Asia, in Africa, in Australia, nella Nuova Zelanda, nell’India Orientale, nell’America Meridionale. Coloro che si convertono al Cristianesimo appartengono a vari popoli, ma presso tutti i Cristiani c’é un elemento essenziale: essi pregano incessantemente.

Lettore, non nego che si possa pregare senza la partecipazione del cuore e non sinceramente. Non mi passa neppure per la mente che ogni preghiera dimostri la vera pietà dell’uomo. Come in tutti i casi della vita, così anche nella preghiera è possibile l’errore e l’ipocrisia. Ma affermo che chi non prega Dio non può essere considerato Cristiano. Un uomo che non prega, non può essere realmente consapevole dei suoi peccati. Egli non può amare Dio né tendere all’illuminazione da parte della Grazia. Né può elevarsi con lo spirito a Dio. Egli deve innanzi tutto “nascere dall’alto”[6] e diventare una “nuova creatura in Cristo”[7]. Inutilmente costui andrà superbo della Grazia divina, della Fede e della conoscenza di Dio. Sono queste vuote parole, se l’uomo non prega. Anzi affermo che di tutti i segni che testimoniano l’opera vivificatrice del Santo Spirito nell’uomo, il più autentico è l’incessante preghiera individuale.

Si può predicare sotto la spinta di impulsi non puri. Si possono scrivere libri, tenere splendidi discorsi e dimostrarsi impegnati nelle opere buone ed essere nello stesso tempo Giuda Iscariota. Tra coloro che nella quiete aprono la loro anima a Dio, ben pochi sono quelli che non lo facciano dal profondo del cuore. Il Signore stesso ha indicato nella preghiera la migliore prova della verità di una conversione. Inviando Anania a Saul, il Signore non gli diede alcuna prova della conversione di quest’ultimo se non il fatto che “egli ora prega”[8].

Non ignoro che impulsi buoni possano sussistere anche in persone che non sono rinate. Così, ad esempio, costoro possono avere buone convinzioni, onesti sentimenti e desideri, retti propositi ed intenzioni, speranze buone. Ma non sono prove sufficienti, giacché si possono trovare anche in persone completamente atee. Queste buone tendenze spesso non sono costanti e durano quanto la nebbia del mattino o la rugiada che scompare. La preghiera viva, che sgorga dal cuore rinato, è incommensurabilmente più preziosa di tutte queste testimonianze prese singolarmente.

So che, secondo la parola di Dio, nessuno può essere chiamato giusto, se non crede. Ma di nessuno oso dire che abbia creduto, finché non prega. Non posso concepire una fede muta. La prima caratteristica della fede è il dialogo con Dio. La fede per l’anima è come il respiro per la vita. Come un uomo può vivere senza respirare? Per me è inconcepibile. Nello stesso modo come l’uomo può credere senza pregare? Pure ciò è per me incomprensibile.

Lettore, se vuoi essere sicuro che sei un vero cristiano, non dubitare che la mia domanda: “Preghi”? è per te della massima importanza.

 

3. Ti chiedo se preghi, poiché nessun dovere spirituale è tanto trascurato come la preghiera individuale. Una volta, nella mia ignoranza, credevo che la maggioranza degli uomini si rivolgesse a Dio e che molti pregassero. Ma ora ho cambiato opinione, giacché sono giunto alla conclusione che la maggior parte degli uomini non prega. Di solito si considera la preghiera come qualcosa che va da sé e perciò vergognosamente viene trascurata il più delle volte. Ben pochi pregano. La preghiera individuale è una conversazione con Dio, che nessun occhio Vede, e perciò spesso trascuriamo o del tutto omettiamo. Sono convinto che milioni di uomini in genere non pregano. Essi mangiano, bevono, dormono e si svegliano; vanno al lavoro e ritornano a casa; respirano l’aria di Dio; guardano il sole di Dio; si muovono sulla terra di Dio e godono dei doni della misericordia di Dio… ma mai non parlano con Dio. Vivono come gli animali privi della ragione e si comportano in modo analogo alle cose inanimate. Non hanno nessuna parola per colui nelle cui mani è la loro vita, il loro respiro e tutto, e dalle cui labbra possono ogni giorno apprendere la loro eterna condanna. È una condizione spaventosa.

Sono pure convinto che ci sono migliaia e migliaia di persone le cui preghiere non sono che vuote parole, apprese nella maggior parte dei casi a memoria, parole del cui significato non si rendono conto. Altri pronunciano in fretta alcune frasi apprese nell’infanzia a scuola. Altri poi si accontentano di recitare il “Credo”, dimenticando che non vi sono contenute domande. Altri infine aggiungono il “Padre Nostro”, ma senza desiderare affatto che si realizzino le importanti richieste che vi sono contenute. Molti di quelli che seguono nelle loro orazioni buoni modelli di preghiera, le mormorano coricandosi oppure la mattina lavandosi e vestendosi. Costoro possono pensare quel che vogliono, ma agli occhi di Dio la loro non è una preghiera. Le parole pronunciate senza la partecipazione del cuore sono inutili per la vostra anima al pari delle urla dei pagani di fronte ai loro idoli. Le labbra ed i denti possono muoversi quanto vogliono, ma dove manca la partecipazione del cuore, non c’è neppure la preghiera[9]. Saulo senza dubbio aveva pronunciato molte e lunghe preghiere prima di incontrare il Signore sulla via di Damasco, ma appena quando il suo cuore fu contrito, il Signore disse di lui “egli prega”.

Lettore, ti stupisci di ciò? Ascoltami e ti renderai conto che le mie parole hanno la loro ragione d’essere. Hai forse dimenticato che l’uomo carnale non può pregare? Il modo carnale di pensare è ostile a Dio. L’uomo se non è rinato per opera della Grazia, non desidera comunicare con Dio. Nei suoi confronti non prova amore, ma solo lo teme. Come l’uomo può pregare, se non ha viva coscienza della sua condizione di peccatore, né un vivo senso dei bisogni spirituali, né una fede nell’invisibile, né cerca l’illuminazione ed il Cielo? Tutto ciò è ignoto alla enorme maggioranza degli uomini. La massa va per la via ampia. Perciò dico di essere convinto che pochi di loro pregano. Non è moderno pregare. Molti si vergognerebbero di riconoscere che pregano. Moltissimi si coricherebbero senza pregare, se capitasse loro di trascorrere la notte in una camera con un estraneo. È di moda imbellettarsi, camminare a testa alta, saper mirare con un arma, andare a teatro, dare prova d’intelligenza e di cortesia; ma non è di moda pregare. Non posso credere che un qualsiasi uso sia in realtà tanto diffuso nella società, se tante persone si vergognassero di praticarlo. Sono convinto che pochissimi pregano.

Hai forse dimenticato qual genere di vita molti conducono? Si può in realtà ammettere che gli uomini preghino di essere liberati dal peccato, quando vediamo che tendono ad esso? Possiamo ammettere che chiedano nelle preghiere l’allontanamento degli scandali di questo mondo, quando essi volentieri s’immergono nei loro vortici e ne traggono vantaggio? Si può vedere che chiedano a Dio la possibilità di servirlo, se non ne mostrano il benché minimo desiderio? Affatto. È fuori dubbio che la maggior parte degli uomini o non chiede nulla a Dio o non desidera ciò che chiede. Pregare e peccare non è possibile nella stessa anima. La preghiera deve sradicare il peccato o quest’ultimo soffocherà la preghiera. Considerando la vita degli uomini, concludo che pochi di loro pregano.

Hai forse dimenticato di qual genere di morte molti muoiono? Molti anche alle soglie della morte si mostrano del tutto estranei a Dio. Non solo ignorano il Suo Evangelo, ma sono del tutto incapaci di pregare. Essi dimostrano uno strano imbarazzo ed inesperienza nel loro sforzo di avvicinarglisi. È evidente che hanno affrontato qualcosa che per loro è del tutto nuova. M’hanno raccontato di una donna che, ormai prossima alla morte, chiese di vedere un sacerdote. Quando costui venne, gli chiese di pregare. Egli le chiese per che cosa volesse che pregasse, ma essa stessa non sapeva e non era in condizione di menzionare ciò che desiderava che il sacerdote chiedesse a Dio per la sua anima. A costei evidentemente era necessario una forma esterna di preghiera. Ciò è per me comprensibile. Sul letto di morte spesso si invoca ciò che è nascosto nel cuore dell’uomo. Non posso dimenticare ciò che ho visto nei malati e nei morenti. Ed anche questo mi da motivo di credere che pochi tra loro pregano.

Caro lettore, non posso penetrare nel tuo cuore, né conosco la tua vita spirituale. Ma quanto vedo nella Sacra Scrittura e nel mondo mi convince che non esiste domanda più importante di questa: “Preghi”?

 

4. Ti chiedo se preghi, poiché la preghiera è incoraggiamento per chi crede. Dio in ogni modo facilita la preghiera, a patto che noi ci decidiamo di cominciare a pregare. E per l’uomo, che non prega, non c’è alcuna giustificazione. Esiste solo una via per la quale uno, per quanto sia peccatore ed indegno, può avvicinarsi a Dio. Questa via è stata aperta da Gesù Cristo con il suo sacrificio di redenzione, da lui offerto per noi sulla Croce. La santità e la giustizia di Dio non debbono né spaventare né trattenere i peccatori. Essi debbono solo invocare Dio in nome del Signore Gesù Cristo[10] e riporre la propria speranza esclusivamente nel Sangue del Cristo che rende misericordioso il Padre, e troveranno Dio sul trono della Grazia sempre pronto ad ascoltarli. In nome del Cristo ogni uomo può senza paura avvicinarsi a Dio e pregarlo liberamente. Caro lettore, medita su questo. Non è per te questo un motivo d’incoraggiamento?

C’è un “Intercessore”, un “Intermediario”, che “può sempre salvare coloro che per il tramite suo giungono a Dio; infatti vive sempre per poter pregare per loro”[11]. Questo intercessore è Gesù Cristo. Egli santifica le preghiere dei figli di Dio con le sue preghiere per loro. Santificati per opera della sua intercessione, essi giungono all’altare di Dio con un dolce profumo. Sebbene essi siano nulla di per sé, tuttavia sono potenti in mano al Sommo Sacerdote. Un assegno senza firma non è che un pezzo di carta senza alcun valore. Questo gli deriva dalla firma. La preghiera di un povero discendente di Adamo è di per sé senza nulla, ma, quando il Signore la sottoscrive, assume un grande valore.

A Roma un tempo c’era un funzionario, il cui compito consisteva nel tenere sempre aperte le porte della sua casa per coloro che gli si rivolgessero per aiuto. Analogamente anche l’orecchio di nostro Signore Gesù Cristo ascolta sempre le preghiere di coloro che cercano la sua misericordia e la sua Grazia. Aiutarli per lui è un piacere. Le loro preghiere sono per lui motivo di gioia. Caro lettore, rifletti su questo fatto! Non è per te un incoraggiamento?

Inoltre il Santo Spirito è sempre pronto ad aiutare i figli di Dio. Perché dovrebbero disperarsi per il timore di non sapere esprimere le loro preghiere? Il Santo Spirito ci insegnerà le giuste parole della preghiera, purché cerchiamo il suo auto. Il Santo Spirito stesso da la preghiera ai figli di Dio. Egli vive in loro come Spirito di Grazia e di preghiera. In verità i figli di Dio saranno esauditi, poiché essi non pregano soli, ma il Santo Spirito prega per loro[12]. Caro lettore, medita su questa realtà! Non è questo d’incoraggiamento per te?

Esistono grandi e preziose promesse per quelli che pregano. Che significano queste parole del Signore? “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Infatti chiunque chiede ottiene, colui che cerca trova e a colui che bussa, si apre”[13]. “Tutto ciò che chiederete nella preghiera, otterrete”[14]. “Qualunque cosa chiederete a nome mio, io la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualcosa in mio nome, io la farò”[15]. Che cosa ha voluto dire il Signore nelle Sue parabole dell’amico che viene a mezzanotte e della vedova tenace?[16] Leggi questi passi evangelici e medita su loro. Se in essi non c’é alcun incoraggiamento ed esortazione alla preghiera, allora la parola di Dio non ha in genere alcun significato. Nella Sacra Scrittura si trovano sconvolgenti esempi della potenza della preghiera. Per essa nulla è troppo grande e difficile ed impegnativo. Essa ha compiuto e continua a compiere opere che sembrano del tutto impossibili, irraggiungibili. Essa vince il fuoco, l’aria, la terra e l’acqua. La preghiera fermò il sole. La preghiera fece scendere il fuoco dal cielo sul sacrificio di Elia. La preghiera vinse l’esercito di Sennacherib. La preghiera ha fatto risorgere i morti… La preghiera, l’impegno e la fede possono tutto. Nulla è impossibile per l’uomo che ha ricevuto lo “Spirito di adozione”. Caro lettore, medita su queste verità! Non è questo un incoraggiamento per te?

 

5. Ti chiedo se preghi, poiché nell’impegno nei confronti della preghiera c’é il segreto della verità. C’è una grande differenza tra i veri Cristiani e quelli che così si chiamano. Tra gli uni e gli altri la distanza è grande. Come lottano valorosamente gli uni e quanto debole è l’animo degli altri! Quanto fanno gli uni e come poco fanno gli altri! Come risplendono i primi e come sono pallidi i secondi! Come velocemente progrediscono gli uni e come rimangono indietro gli altri! Non è così, caro lettore? Ci sono anche tra i veri Cristiani, tra i figli di Dio, alcuni che dal momento della conversione non hanno fatto un passo innanzi. Essi sono rinati (nel battesimo), od addirittura sono nati di nuovo (con la conversione), ma spiritualmente sono rimasti bambini. Sono discepoli del Signore, ma non sono andati oltre l’alfabeto. Trascorrono la vita di anno in anno negli stessi peccati. Essi sono rimasti ai primi passi della loro vita spirituale. Noi osserviamo in loro la stessa assenza della fame spirituale, la stessa mancanza di buone disposizioni alla bevanda spirituale[17], lo stesso carattere bambinesco, la stessa mancanza di coraggio, la stessa impotenza, la stessa debolezza spirituale e lo stesso disinteresse per tutto ciò che esce dall’ambito ristretto in cui vivono. Per dirla in breve non muta nel corso di lunghi anni ciò che tu noti in loro. Sono viandanti, ma assomigliano agli antichi Gabaoniti: il loro pane è sempre duro e ammuffito; i loro calzari sono sempre consumati e rattoppati; il loro vestito è vecchio e stracciato[18]. Queste sono constatazioni angosciose. Chiedo però ad ogni vero cristiano se questa non è la verità.

Infine tra il popolo di Dio ci sono quelli che progrediscono. Essi crescono come l’erba dopo la pioggia. Essi inciampano come gli Ebrei in Egitto. Si spingono innanzi come Gedeone ed anche se alle volte si stancano, continuano ad avanzare. Aggiungono grazia a grazia, la loro fede sempre aumenta e la loro forza s’accresce. Ad ogni incontro con loro si nota che essi sono sempre più pieni d’amore e che interiormente sono cresciuti sotto ogni riguardo. Con il passare degli anni penetrano sempre più nel mistero del Cristo: più sanno, più credono, più sperano. Non solo compiono buone azioni, come prova della verità della loro fede, ma sono animati anche da zelo sincero. Non solo fanno il bene, ma lo fanno incessantemente. Essi intraprendono grandi opere e le compiono. Tuttavia si considerano servi pigri ed inetti ed affermano la loro nullità. Quando t’incontri con loro, ti viene da pensare che essi, come Mosè, hanno guardato precedentemente il volto di Dio. Allontanandoti da loro, t’accorgi come l’incontro con loro t’ha riscaldato; ti sembra che la tua anima si sia trovata accanto al fuoco.

Come spiegare questa differenza? La radice è nell’indifferenza nei confronti della preghiera. Molti ritengono che l’autentica pietà sia un dono particolare, accessibile solo ad alcuni eletti. Essi l’ammirano, ne sono esaltati ma non pensano che la pietà è offerta ad ognuno di noi. Molti considerano la nascita dall’alto come una prerogativa riservata ad un numero ristretto di fortunati, ma non accessibile a tutti. È questo un errore pericoloso. Io sono convinto che la rinascita per opera della Grazia e la crescita spirituale sono accessibili a tutti. Affermo con piena sicurezza che la preghiera scrupolosa è uno dei mezzi principali grazie a cui i credenti crescono spiritualmente. Considera le vite dei servi di Dio nella Sacra Scrittura e citami uno solo che non sia stato uomo di preghiera.

Caro lettore, convinciti che la preghiera può far molto. Tramite la preghiera si effonde la forza del Santo Spirito. La preghiera è l’arma migliore contro il demonio ed il peccato. Quest’ultimo non può resistere, se preghiamo con fede. Il demonio non può dominare l’uomo, poiché la preghiera lo caccia. Ma noi siamo tenuti ad aprire la nostra anima, senza alcuna riserva, al Medico Celeste se desideriamo ottenere giornalmente il suo aiuto. Vuoi crescere nella Grazia ed essere vero figlio di Dio? Se il tuo cuore lo desidera, non c’è domanda più importante che io ti possa fare di questa: “Preghi?”.

 

6. Ti chiedo se preghi, poiché la pigrizia nella preghiera è la causa principale del decadimento della Grazia. Si può regredire nella pietà anche quando si è divenuti figli di Dio. Per un periodo di tempo si può procedere per la via della verità, come i cristiani della Galazia all’epoca dell’apostolo Paolo, ma poi volgersi all’errore e, per un certo tempo, rimanere privi della Grazia. Qualcuno, in preda all’entusiasmo, può proclamare ad alta voce la sua fede, come san Pietro, ma poi, nel momento della tentazione, rinnegare il suo Signore. Altri può perdere il suo primo amore, come i fedeli di Efeso. Per un certo tempo si può andare dietro agli Apostoli, ma poi, come Dimas[19], ritornare nel mondo. Triste è lo spettacolo offerto dall’uomo che si ritira dalla via della pietà. Credo che di tutte le disgrazie che possano colpire l’uomo, questa sia la più tremenda. Triste è lo spettacolo offerto da una nave che è naufragata, da un’aquila con le ali spezzate, da un orto invaso dalle male erbe, da un arpa senza corde, da un tempio in rovina, ma un uomo che ha perduto la Grazia è qualcosa di ben più doloroso. Dopo aver sperimentato su di sé la bontà divina, l’uomo può nuovamente cadere ed addirittura disperare della propria salvezza. E se questo non è l’inferno, è qualcosa di assai vicino ad esso. Il rimorso della coscienza, il cuore trafitto dai dardi del Signore, la disperazione, non sono altro che un’esperienza anticipata dell’inferno. È l’inferno sulla terra.

Qual è la causa nella maggior parte della perdita della Grazia? È un mistero che, naturalmente sarà svelato al tribunale di Cristo. Ma posso esprimere il mio pensiero, come servitore del Cristo e come uomo, a cui, sia pur entro certi limiti, è nota la malignità del nostro eterno nemico, il demonio, e nello stesso tempo, le debolezze dell’animo umano, ed affermare che la perdita della Grazia comincia con la negligenza della preghiera. Allorché gli uomini leggono la Sacra Scrittura senza pregare, ascoltano una predica senza pregare, contraggono matrimoni e non pregano, scelgono il loro posto nella società e non pregano, si legano d’amicizia e non pregano, e recitano le loro preghiere senza che il cuore partecipi, ecco gli indici di un regresso, che riporta alcuni in uno stato di sonno spirituale, altri ad un crollo spaventoso. In tal modo uno diventa simile al lento Lot, o all’incerto Sansone, o a Salomone in preda ai desideri carnali, o al debole Giosafat, o a Marta presa dalle occupazioni domestiche. Non c’è dubbio che il crollo interiore preceda di molto quello esteriore. Di fronte a Dio uno è decaduto segretamente molto prima di quanto non lo dimostri apertamente al mondo. Come Pietro, inizialmente non rivolgiamo l’attenzione al monito del Signore: “Vegliate e pregate”[20], ma poi, come in Pietro, sparisce in noi la forza interiore e nel momento della tentazione offendiamo Dio. Il mondo osserva simili cadute e con gioia cattiva ride di esse ma ne ignora la causa. Ai pagani riuscì una volta di costringere il cristiano Origene, con minacce di tremendi tormenti, a bruciare l’incenso davanti ad un idolo. Essi esultarono alla vista della sua debolezza interiore, ma non ne sapevano la causa. Quel giorno Origene era uscito di casa senza aver recitato le preghiere del mattino.

Caro lettore, se tu sei veramente cristiano, desidero che tu non ti allontani mai dal Signore. Se non vuoi allontanarti da lui, ricordati della domanda che ti faccio: “Preghi?”.

 

7. Ti chiedo, infine, se preghi poiché solo la preghiera può renderti felice. Viviamo in un mondo pieno di sofferenze. Questa è la condizione continua dell’uomo dacché è caduto nel peccato. Non c’è peccato senza sofferenza e finché il peccato non sarà cacciato dal mondo, è inutile sperare che ci si liberi dalle sofferenze… chi beve di più dal calice della sofferenza, chi meno; ma pochi sono coloro che vivono a lungo senza dolori e affanni. Il corpo, il patrimonio, la famiglia, i figli, i parenti, i servitori, gli amici, i vicini, la professione che esercitiamo, sono una fonte inesauribile di affanni. Le malattie, i casi di morte, le perdite, le speranze deluse, i distacchi, l’ingratitudine e le calunnie ne sono le manifestazioni più comuni. Ci è impossibile percorrere il sentiero della vita senza farne l’esperienza. Essi ci vengono incontro ogni giorno. Quanto più vivamente ne risentiamo, tanto più queste sofferenze sono sentite dal nostro cuore, e quanto più amiamo, tanto piangeremo.

Qual è per l’uomo il mezzo migliore per essere felice? Come possiamo attraversare questa valle di lacrime senza affanni? Non conosco un mezzo migliore se non quello di affidare tutto a Dio con la preghiera. Così c’insegna la Sacra Scrittura. Che dice il Salmista? “Invocami nel giorno della sventura; io ti libererò e tu mi glorificherai”[21]. “Affida al Signore il tuo peso ed egli ti rafforzerà. Egli non permetterà mai il giusto di cadere”[22]. Che dice a questo proposito san Paolo? “Non preoccupatevi di nulla ma sempre manifestate nelle preghiere e nelle suppliche con gratitudine i vostri desideri a Dio, e la pace di Dio che è superiore ad ogni mente proteggerà i vostri cuori ed i vostri pensieri in Cristo”[23]. Che dice l’apostolo san Giacomo? “Se qualcuno tra voi soffre, preghi”[24].

Così hanno pregato tutti i santi, di cui abbiamo notizia nella Sacra Scrittura. Così pregò Giacobbe, quando si difendeva dalle insidie del fratello Esaù. Così pregò Mosè, quando il popolo voleva lapidarlo nel deserto. Così pregò Giosuè, quando gli ebrei furono sconfitti sotto le mura di Gabaon. Così pregò David, quando si trovò in pericolo. Cosi pregò Ezechia, quando lo minacciava il pericolo da parte di Sennacherib. Cosi pregarono i fedeli, quando Pietro fu incatenato. Così pregò Paolo quando fu gettato in carcere a Filippi. L’unico mezzo con cui l’uomo può conseguire la felicità in questo mondo malvagio consiste nell’“affidare a Dio tutti i propri affanni”[25]. Non vi è infelicità maggiore per i credenti del tentativo di portare da soli il proprio fardello. Se essi con cuore contrito affidassero sempre a Dio i loro bisogni, Egli darebbe loro la forza di sopportarli con la felicità con cui Sansone sollevò le porte della città di Gaza. Ma, siccome tacciono, i credenti debbono accusare se stessi se nella vita alle volte anche la polvere diviene un gran peso.

C’è un Amico sempre pronto ad aiutarci, il quale aspetta che noi gli manifestiamo i nostri bisogni; un Amico, il quale ha dato prova di misericordia per i poveri, per i malati e gli afflitti, quand’era sulla terra; un Amico, il quale conosce il cuore umano, perché visse tra noi come figlio dell’uomo; un Amico, il quale piange con coloro che piangono, perché è pieno d’amore e compassione; un Amico, il quale è in grado di aiutarci, poiché non c’è sofferenza che egli non possa allontanare… Questo Amico è Gesù Cristo. Il mezzo migliore per essere felice consiste nell’aprirgli sempre il nostro cuore. Gesù rende felici quanti hanno piena fiducia in lui e invochino il suo nome. Egli da loro anche in carcere la pace dell’anima, nella povertà la serenità del cuore, nella miseria il conforto, davanti alla tomba la gioia. In lui c’è la pienezza della Grazia, e da questa pienezza tutti i fedeli possono ottenere abbondanti grazie, purché le desiderino.

Se gli uomini potessero comprendere che la fortuna non dipende da circostanze esteriori, ma dalla condizione interiore del cuore! La preghiera può rendere meno pesante una disgrazia, per quanto possa essere grave. La preghiera apre la porte, quando non troviamo la strada. La preghiera riporta la speranza, quando ogni speranza è perduta; la preghiera ci aiuta allora, quando rimaniamo privi dei nostri cari, che abbiamo amato ed allorché restiamo del tutto soli e senza mezzi. La preghiera ci avvicina a Colui, il quale solo ci da forza e felicità nelle tempeste della nostra vita terrena e che solo può comandare alle onde di placarsi. Ma gli uomini sono talmente ciechi che, come Agar nel deserto, non notano accanto a sé una fonte di acqua viva.

 

Caro lettore, io desidero vederti felice. Perciò so che non ti posso porre una domanda più importante di questa: “Preghi?”. Io ti ho proposto dei quesiti, sui quali, almeno lo spero, mediterai seriamente. Prego Dio dal profondo del cuore che queste meditazioni siano di vantaggio all’anima tua.

 

 

1) Dirò ora alcune parole a quelli che non pregano. Non oso supporre che preghino tutti coloro che leggono queste pagine. Se tu appartieni al gruppo di coloro che non pregano, permettimi che ti parli ancora.

Lettore che trascuri la preghiera, io sono tenuto ad ammonirti molto seriamente. Ti metto in guardia, perché ti trovi in una condizione assai pericolosa. Se muori in questa condizione, sei definitivamente rovinato. Risorgerai solo per la pena eterna. Ti faccio presente che non hai alcuna giustificazione, poiché non puoi portare alcuna valida ragione della tua negligenza nei confronti della preghiera. Non dire che non sai come si deve pregare. Non c’è nulla di più semplice della preghiera. Essa non è altro che una conversazione con Dio. Non è necessaria né la cultura, né la sapienza, né l’erudizione. Tutto in essa dipende dal cuore e dalla nostra volontà. Anche un bambino debolissimo può piangere, quando ha fame. Anche il più misero mendicante può porgere la mano per ricevere l’elemosina e non aspetterà che gli si dia prima di averla chiesta. Ed anche l’uomo più ottuso può raccontare a Dio le sue disgrazie.

Non dire che non hai dove poter pregare. Chiunque, purché realmente lo voglia, può trovare un luogo abbastanza solitario. Il Signore pregò sulla montagna; san Pietro sulla sommità di una casa; Isacco in campagna; Natanaele sotto un fico; Giona nel ventre di una balena. Ogni luogo può essere adatto alla preghiera, poiché Dio è dappertutto presente.

Non dire che non hai tempo. Questo non manca, anzi c’è in abbondanza, purché si voglia farne buon uso. Per la preghiera ne troverai sempre a sufficienza. Daniele aveva da occuparsi di tutti i problemi dello stato, eppure pregava tre volte al giorno. David era a capo di un grande popolo, ma non di meno pregava incessantemente.

Non dire che non puoi pregare finché non avrai la fede, per cui devi tranquillamente attendere. La parola di Dio condanna simili pensieri. “Prendete con voi parole di preghiere e rivolgetevi al vostro Dio”[26]. “Pentiti… e prega Dio”[27]. Se hai bisogno della fede e di un nuovo cuore, chiedilo al Signore. Non c’è spirito impuro tanto pericoloso quanto quello muto.

Perché trascuri la preghiera? Hai forse concluso “un patto con la morte e con l’inferno?”[28]. Oppure sei in pace con quel “verme che non muore” e con quel “fuoco che non si spegne?”[29]. O non hai peccati, la cui remissione ti sarebbe necessaria? O non desideri di trovarti in cielo? Svegliati dalla tua stoltezza! Pensa alla tua ultima ora! Levati e prega il Signore! Verrà il giorno in cui molti invocheranno: “Signore aprici!”, ma sarà tardi… Allora molti che non pregano cominceranno a chiedere alle montagne di cadere su di loro e alle rocce di coprirli[30]. Perciò ti ammonisco, di stare attento che anche la tua anima non abbia a trovarsi in una situazione così grave.

 

2) In secondo luogo desidero trattenermi con quanti sinceramente sono assetati di salvezza, ma non sanno che cosa debbono fare, come iniziare. Credo che ci siano anche di siffatti tra i miei lettori.

Non si può iniziare un viaggio senza fare neppure un passo innanzi. Quando l’uomo fa il primo passo per uscire dalla sua condizione di peccatore? Quando per la prima volta prega dal profondo del cuore. Ad ogni edificio si deve porre la prima pietra. Lo stesso avviene nell’edificazione del nostro tempio interiore, la prima pietra si pone allorché l’uomo apre per la prima volta tutto il suo cuore a Dio nella preghiera. Se desideri ardentemente salvarti, ti consiglio di rivolgerti subito al Signore Gesù Cristo e di affidarti a lui, perché ti accolga e salvi la tua anima. Egli stesso disse: “Non respingerò colui che a me si rivolgerà”[31]. Perciò digli che sei un misero, indegno peccatore, che vieni a lui seguendo il suo invito: “Venite da me quanti siete stanchi ed oppressi, ed io vi ristorerò”[32]. Digli che ti affidi a lui pienamente, che sei consapevole della tua indegnità ed inettitudine e che, oltre a lui non hai altra speranza. Pregalo che ti liberi dalle colpe e dal dominio del peccato[33]. Pregalo che ti dia un nuovo cuore[34] e che ti mandi la grazia del Santo Spirito[35]. Pregalo che ti lavi con il suo sangue[36]. Pregalo che ti dia la fede e la forza per essere d’ora innanzi suo servo e discepolo. Non rimandare questa preghiera, ma levati subito e versa tutto ciò, nella preghiera, davanti al Signore. Fa questo se realmente e seriamente hai a cuore la salvezza della tua anima. Diglielo semplicemente, con le tue parole. Se il medico ti visitasse in caso di malattia, tu gli sapresti senz’altro dire dove senti il dolore. Se tu realmente ti rendi conto che la tua anima è malata, saprai anche tu che cosa devi dire al Cristo.

Non aver alcun dubbio sulla sua prontezza di salvarti. Non temere di essere un peccatore inesauribile. Il Signore dice: “Non sono venuto per i giusti, ma a chiamare alla penitenza i peccatori”[37]. Non perdere tempo, sii consapevole della tua indegnità, ed avvicinati al Cristo così come sei. Quanto più grave è la tua condizione, tanto più è necessario che ti rivolga a lui. Rimanendo lontano dal Cristo non ti salverai mai. Non temere di non sapere pregare, non pensare che le tue parole siano inefficaci e che la tua lingua sia povera. Il Signore ti comprenderà sempre, come la madre comprende il primo balbettio del suo bambino, così anche il Salvatore comprende i peccatori. Egli vede ogni tuo sospiro ed ogni tuo gemito. Perciò non respingere il consiglio che ti viene dato; seguilo e ti salverai.

Alcuni lettori, nati dall’alto, sanno bene cosa significhi pregare. Ritengo tuttavia necessario dare a loro alcuni consigli fraterni riguardo al contenuto ed alla qualità interiore della preghiera.

Fratelli, voi che pregate, spesso siete scontenti delle vostre preghiere. Il tempo della preghiera è spesso tempo di lotta. Il demonio diventa particolarmente furioso quando ci vede prostrarci in preghiera. Anche io penso che si debba diffidare delle preghiere che non ci costano nessuna fatica. Ritengo che noi siamo i meno adatti a giudicare la qualità delle nostre preghiere e che spesso la preghiera, che meno ci piace, è la più gradita a Dio. Perciò siamo tenuti a pregare sempre. Non possiamo fare a meno della preghiera. Dobbiamo vivere in essa. Nella preghiera sono necessarie la devozione e l’umiltà. Non dimentichiamo mai chi siamo e con chi parliamo. Facciamo attenzione a non dar prova di leggerezza al cospetto di Dio. Ognuno pensi tra sé: “Mi trovo in luogo santo; qui sono le porte del cielo e se non penso a ciò che dico, offendo Dio. Se nel mio cuore c’è qualche peccato il Signore non mi ascolterà”. Non dimenticare le parole della Sacra Scrittura: “Non affrettarti con le tue labbra ed il tuo cuore non parli velocemente con Dio, poiché Dio è in cielo e tu sei sulla terra”[38].

Quando Abramo parlò con Dio, disse: “Io sono polvere e cenere”[39]. Mentre Giobbe parlava con Dio, disse: “Io non sono nulla”[40]. Comportiamoci anche noi nello stesso modo. Fate cha la preghiera sia un’occupazione continua nella nostra vita. Molto si potrebbe dire sulla necessità ed il significato della preghiera giornaliera. “Dio non è Dio del disordine”[41]. L’ordine dei sacrifici mattutini e serali nel tempio di Gerusalemme era stato severamente fissato dal Signore. Per le vostre anime è necessario che una parte della giornata sia dedicata alla preghiera. Come fissate le ore del pranzo, del sonno e del lavoro, fissate anche il tempo per la preghiera. Sceglietevi il tempo più opportuno. Pregate al mattino, prima di iniziare a parlare con il mondo; pregate di sera, quando terminate di parlare con il mondo. Tenete presente che la preghiera è l’occupazione principale della giornata. Non destinatele le briciole ed i resti della vostra giornata. Qualunque cosa facciate, la preghiera occupi il primo posto nella vostra vita.

Vi invito, fratelli, ad essere tenaci nella preghiera. Avendo cominciato a pregare, non interrompete mai la preghiera. Il demonio può sussurrarvi alle volte: “Tu hai pregato con i tuoi familiari. Non c’è alcun male se non preghi anche da solo”. Il vostro corpo non mancherà di suggerirvi: “Non ti senti bene”, oppure “Hai voglia di dormire, sei stanco e puoi fare a meno di pregare oggi”. La mente vi dirà alle volte: “Oggi hai impegni importanti, abbrevia la preghiera”. Considerate tutti questi suggerimenti come direttamente provenienti dal demonio. Sarebbe lo stesso se uno vi dicesse: “Non occupatevi della vostra anima”. Non voglio dire con ciò che la preghiera debba essere sempre egualmente lunga, ma voglio convincervi di non permettere che vacui pretesti vi allontanino da essa. La parola di Dio è chiara: “Siate tenaci nella preghiera”[42] e “pregate incessantemente”[43]. Il Santo Spirito con queste parole non intende dire che dobbiamo starcene sempre inginocchiati, ma che la preghiera, come la semina ed il raccolto, d’estate e d’inverno, deve compiersi nel tempo fissato. Essa deve assomigliare al fuoco del sacrificio, il quale, pur non bruciando ogni minuto una vittima, non s’è mai completamente spento. Fatele unire in un’interrotta catena le vostre preghiere del mattino, della giornata e della sera. In mezzo alla società, durante il vostro lavoro, addirittura per strada potete, nella quiete del cuore, elevare a Dio pensieri di preghiera, sentimenti e sospiri, come faceva Neemia, addirittura in presenza del pagano Artaserse. Non pensate che il tempo consacrato a Dio sia inutilmente perduto.

Pregate con tutto il cuore. Non c’è bisogno di gridare durante la preghiera, né di invocare ad alta voce per dimostrare come pregate con il cuore. Ma è desiderabile che preghiamo con tutto il cuore e che partecipiamo alla preghiera con il cuore. “Può molto una preghiera fatta con ardore”[44]; una preghiera fredda, frammentaria, pigra, fatta di malavoglia non è preghiera. Ciò è evidente dalla Sacra Scrittura, che chiama la preghiera alle volte “invocazione”, altre volte “lotta” ed anche “tormento”... Ce lo dimostrano anche molti esempi biblici. Il patriarca Giacobbe disse pregando: “Non ti lascerò, Signore, finché non mi benedirai”[45]. Daniele invocò il Signore: “Signore ascolta!... Signore, ascolta e fa, non ritardare per te stesso, Dio mio!”[46]. Il Signore Gesù Cristo “nei giorni del suo corpo con alte invocazioni e con lacrime offrì preghiere e suppliche”[47]. Come sono fredde e deboli le nostre preghiere a confronto di tutte queste! Dio può dire a molti di noi: “Voi in genere non desiderate ciò che chiedete nelle preghiere”. Perciò rimediamo a questo difetto. Battiamo alla porta della Grazia, come se ci minacciasse un’inevitabile rovina, come se non si sentissero. Teniamo ben presente nel cuore che le preghiere fredde sono sacrifici senza fuoco. Elevate a Dio le vostre preghiere con gratitudine. Non è la stessa cosa pregare il Signore con semplicità e ringraziarlo. Nella Scrittura troviamo un nesso così stretto tra la preghiera e il ringraziamento, che non è possibile chiamare vera una preghiera se non vi è un ringraziamento. “Nella preghiera e nelle suppliche con gratitudine aprite i vostri desideri a Dio”[48]; “Siate tenaci nella preghiera, vegliando in essa con gratitudine”[49].

Fratelli, è frutto della misericordia divina se noi siamo nati dall’alto per una viva speranza; è misericordia di Dio se noi viviamo nella sua luce; è misericordia se il Signore ci ha chiamati a sé e non ci ha lasciati a raccogliere i frutti dei nostri precedenti peccati; è misericordia se siamo ancora vivi ed abbiamo la possibilità di glorificare Dio. Tutto ci deve riempire di gratitudine. Ogni qualvolta apriamo le labbra per pregare dobbiamo ringraziare Dio per la sua misericordia, per la salvezza, per il suo amore verso di noi. Non c’è alcun santo che non sia stato pieno di gratitudine verso Dio. L’apostolo Paolo comincia le sue lettere con espressioni di gratitudine e lode verso Dio. Fratelli, se, pur trovandoci in mezzo ad un mondo corrotto, vogliamo risplendere come fari di luce, in noi deve vivere lo spirito della lode e della gratitudine verso Dio. Perciò le nostre debbono essere preghiere di ringraziamento, di lode verso Dio. Con il suo esempio il Signore ci invita a “vegliare sempre nella preghiera”, così come egli stesso fece. Non penso che noi preghiamo troppo, anzi temo che molti fedeli preghino poco. In genere, molti dedicano troppo poco tempo alle preghiere. Temo che le preghiere di molti siano troppo scarne e povere. Si può pensare che essi non abbiano nulla da riconoscere a Dio, non abbiano alcun motivo per pregare Dio, non abbiano alcuna ragione per ringraziarlo. Quale errore! Spesso si sente dire che i fedeli si lagnano di non progredire spiritualmente. Essi affermano di non crescere nella Grazia, come desidererebbero. Ma noi riceviamo tanta Grazia quanta ne chiediamo. La vera ragione per cui molti hanno poco sta nel fatto che poco chiedono. La causa della loro debolezza spirituale risiede nelle loro preghiere negligenti, trascurate e non abbastanza sincere. Non hanno perché non chiedono. La nostra povertà spirituale dipende da noi stessi. Il Signore dice: “Apri le tue labbra e io le riempirò”[50].

“Pregate in ogni circostanza”[51]. Non dobbiamo contentarci di preghiere generiche, ma dobbiamo aprire tutti i nostri bisogni davanti al trono della Grazia. Non è sufficiente soltanto una confessione generale, ma si deve manifestare a Dio tutto. Che penseremo di un malato che dicesse al medico di essere malato, ma non gli spiegasse i particolari della sua malattia. Che penseremo di quei ragazzi che dicessero al padre di aver bisogno di qualcosa, senza spiegare di che si tratti precisamente. Fratelli, il Cristo è il vero amico dell’anima, il vero medico del cuore, il vero padre del suo popolo. Dimostriamo di credere in ciò; dimostriamolo cominciando con il manifestargli tutte le nostre azioni ed i nostri bisogni. Non nascondiamogli nulla; apriamogli del tutto i nostri cuori....

Quando pregate chiedete anche per gli altri. Per natura siamo tutti egoisti e l’egoismo tenta di rimanere in noi anche dopo la conversione. L’uomo pensa volentieri solo alla propria anima, alla propria lotta spirituale, al proprio progresso nella devozione e dimentica gli altri. A questa forma di egoismo dobbiamo fermamente opporci nelle nostre preghiere. Dobbiamo pregare non solo per noi, ma anche per gli altri. Nelle nostre preghiere dobbiamo abbracciare tutto il mondo: i pagani, gli Ebrei, i Cristiani di tutte le confessioni, i figli fedeli di Dio, il paese in cui viviamo, il comune a cui apparteniamo, la nostra famiglia, gli amici ed i parenti. Preghiamo per tutti e per ognuno di loro singolarmente. Questo è il vero amore. Più di tutti mi ama colui che mi ama nelle sue preghiere. La preghiera per gli altri è di vantaggio alla nostra anima. Essa allarga il nostro cuore, accresce la nostra comunione con il nostro prossimo e contribuisce alla crescita della Chiesa di Cristo. Così ci rendiamo simili a lui. Come Sommo Sacerdote egli pregò per tutto il suo popolo, per tutti gli uomini. Quale onore essere simili in ciò al Signore!

Pregate con speranza. Sappiamo che le nostre preghiere saranno esaudite, se chiederemo ciò che è consono alla volontà di Dio. Gesù promette: “Tutto ciò che chiederete nelle vostre preghiere, siate certi che otterrete e sarà vostro”[52]. Pregando ricordiamoci delle promesse divine; con fede richiamiamoci ad esse: “Signore, questa è la tua promessa; fa come hai detto!”. Così hanno pregato Giacobbe, Mosè, David e gli altri uomini di Dio.

Pregate con coraggio. Nelle preghiere di alcuni c’è una sconveniente fiducia nelle proprie forze. Ma esiste anche un santo coraggio, la libertà che desideriamo ai veri credenti. Intendo quella libertà che ebbe Mosé, quando pregò Dio perché non distruggesse il popolo ebraico: “Che gli Egiziani non possano dire: li ha condotti al male, per farli perire sulle montagne e farli sparire dalla faccia della terra. Allontana la tua ira ardente”[53]. Si narra di un santo particolarmente dedito alla preghiera, che le sue preghiere erano simili a dardi lanciati verso il cielo. Noi ci avvantaggiamo insufficientemente dei privilegi dei credenti. Non così spesso, come potremmo, diciamo: “Signore, forse che non siamo il tuo popolo? Forse che per la tua gloria non si diffonde anche tra noi l’Evangelo?”.

Siate attenti nella preghiera. La vera pietà comincia nella preghiera attenta e solo in essa si accresce. Ditemi qual’è la preghiera di un uomo ed io vi dirò in quale condizione è la sua anima. La preghiera è il polso dello spirito; per mezzo suo si può sempre conoscere lo stato della salute spirituale. La preghiera è il barometro spirituale; grazie ad essa possiamo sempre vedere se il nostro cuore è in condizioni buone o cattive. Fate attenzione alle vostre preghiere. In esse sono il cervello ed i nervi del vero figlio di Dio. Le prediche, i libri, la compagnia dei credenti sono cose buone, ma non possono mai sostituire la preghiera. Fate attenzione a tutto ciò che allontana il vostro cuore dalla comunione con Dio e vi rende pigri nella preghiera, come ad esempio il luogo, la compagnia, la persone con cui parlate, ecc… ed evitateli. State come se foste ad un posto di guardia. Fratelli, se sarete attenti, l’anima vostra crescerà nella Grazia.

 

Caro lettore, queste domande sono rivolte alla tua sincera attenzione. Lo faccio con umiltà. Non conosco alcuno che più di me abbia bisogno che gli si ricordi quest’ultima. Ma so pure che tutto ciò è vero e desidero che tutti prendano a cuore questa verità.

Vorrei che i giorni che il Signore ci ha concesso, fossero giorni di preghiera. Vorrei che tutti i credenti fossero autentici uomini di preghiera. Nella composizione e nell’edizione di questo modesto lavoro mi sono proposto che esso risvegli nei lettori lo spirito della preghiera. Vorrei che quanti non pregano, si risvegliassero ed invocassero Dio e che coloro che pregano, controllassero se pregano rettamente.

 

 

Pensieri dei Santi Padri sulla preghiera

 

Il venerabile Esichio: La preghiera è un gran bene, anzi racchiude in sé tutti i beni, poiché purifica il cuore, con il quale il credente vede Dio. Perciò l’Apostolo raccomanda di pregare incessantemente[54].

San Giovanni Crisostomo: La preghiera è un’arma potente, una valida difesa, un grande tesoro, un porto tranquillo, un rifugio sicuro… è la fonte della salvezza... tremenda per i demoni, ma per noi apportatrice della redenzione.

Evagrio monaco: Come il nostro corpo all’uscita dall’anima è morto e puzza, così anche l’anima in cui non opera la preghiera è morta e puzza. Che la privazione della preghiera sia da considerarsi un male peggiore della morte, ci è chiaramente insegnato dal profeta Daniele, il quale preferiva morire anziché privarsi della preghiera in qualsiasi momento. Il ricordo di Dio deve avvenire più spesso del respiro.

Il venerabile abba Isaia: La preghiera è la luce per la tua anima, perciò costringi te stesso a pregare molto.

San Giovanni Crisostomo: La preghiera è il porto per coloro che sono nella tempesta, l’ancora per quanti sono sbattuti dalle onde, l’appiglio dei deboli, il tesoro dei poveri... la custodia della salute, l’annientatrice delle malattie… Se siamo sorpresi da una tentazione, essa la respinge presto; se perdiamo il patrimonio o accade qualcosa che provoca dolore all’anima nostra, essa allontana da noi l’affanno. La preghiera allontana ogni tristezza ed apporta una buona disposizione dell’animo, contribuisce a creare uno stato di continua soddisfazione. Essa è madre della saggezza. Chi può pregare con tutto il cuore, è più ricco di tutti, per quanto sia poverissimo. Invece chi non prega, è il più povero di tutti, anche se occupa il trono imperiale... Come il sole è la luce per il corpo, così la preghiera lo è per l’anima. Perciò se per un cieco è una disgrazia non vedere il sole, è una disgrazia molto più grave per un cristiano non pregare incessantemente e non introdurre nell’anima, con la luce della preghiera, la luce di Cristo.

San Teodoro di Edessa: In ogni tentazione ed in ogni lotta abbi con te la preghiera quale arma invincibile, e vincerai con la Grazia di Cristo.

San Marco l’Asceta: Per ottenere l’aiuto divino non c’è nulla di meglio della preghiera e per fare cosa gradita a Dio nulla di più utile di essa.

Il venerabile Giovanni di Carpathos: Come il ferro si riscalda nel fuoco, e non lo si può toccare, così la preghiera spesso recitata rende la mente più forte nelle lotte con il demonio. Per tal motivo gli spiriti maligni si sforzano in ogni modo di renderci deboli per mezzo della pigrizia, nei riguardi della preghiera, ben sapendo che essa è il loro nemico e che aiuta la mente nella lotta contro di loro.

San Cirillo di Gerusalemme: Prega spesso... Non rimanere senza la preghiera né di giorno né di notte; appena il sonno si allontana dai nostri occhi, rivolgi subito la mente alla preghiera.

San Giovanni Climaco: Tra gli spiriti maligni c’è anche quello detto il “precursore”, il quale, appena ci svegliamo, si presenta a tentarci e contamina i nostri primi pensieri. Perciò consacra al Signore con la preghiera gli inizi della tua giornata, poiché essa sarà di colui a cui per primo la affiderai. Un monaco molto esperto nella preghiera mi disse queste parole: Subito al primo mattino io so il corso della mia giornata... Chi incessantemente si appoggia al bastone della preghiera, non inciamperà mai; se ciò dovesse accadere, non cadrà completamente.

San Giovanni Crisostomo: La preghiera apporta grandi beni: placa tutte le passioni, spegne l’ira, caccia l’invidia, soffoca l’istinto del sesso, indebolisce l’amore per le cose terrene, offre alle anime una profonda pace, eleva addirittura al Cielo. Come la pioggia rende morbida la durezza della terra, o come il fuoco ammorbidisce il ferro, così anche una preghiera buona, più forte anche del fuoco e più efficace della pioggia, dissoda l’anima e la libera dalle passioni. L’anima per sua natura è delicata e pronta ad accogliere. Ma come l’acqua spesso si trasforma in ghiaccio per il freddo, così anche la nostra anima a causa del peccato e della negligenza s’indurisce e si trasforma in pietra. Perciò abbiamo bisogno di un vivo calore che l’ammorbidisca. Questo ottiene la preghiera.

San Nilo Sinaita: In primo luogo prega di essere liberato dalle passioni, quindi di essere liberato dall’ignoranza e dalla dimenticanza, infine di essere liberato dalle tentazioni.

San Tichon di Zadonnsk: Si può pregare stando in piedi, seduti, camminando, riposando, lavorando con le mani, in solitudine o assieme agli altri. Infatti sempre, in ogni luogo, in ogni occupazione, mangiando e bevendo, possiamo elevare la nostra mente ed il nostro cuore a Dio, esporgli con umiltà e con fede i nostri bisogni, chiedere la sua misericordia e dire: Signore abbi pietà di noi.

San Giovanni Crisostomo: Dovunque ti trovi, prega. Anche la donna filando e tessendo può elevare la sua mente al cielo ed invocare Dio con ardore. Anche l’uomo recandosi in piazza o là dove l’attendono le sue occupazioni, può pregare dal profondo del cuore. Dio non prova ripugnanza per il luogo: Egli esige solo un cuore ardente ed un’anima umile. Presso di Lui non ci sono soldati che allontanino i passanti, né guardie che tirino alle lunghe dicendo: Ora non è il momento, adesso non si può entrare, vieni più tardi! Ma in qualsiasi momento tu giunga, sia durante il pranzo che durante la cena o addirittura a mezzanotte, Egli è in piedi ed ascolta. Sia che tu lo chiami in piazza, sia che ti trovi per strada o a letto, o anche davanti al giudice in tribunale, nulla Gli impedisce di esaudire la tua preghiera, se tu lo invochi nel modo dovuto.

San Macario il Grande: Costringi te stesso alla preghiera ed il Signore vedendo il tuo zelo, con cui tu cerchi di realizzarla, te la concederà.

San Basilio il Grande: La preghiera non esige un tempo determinato, giacché ogni momento è adatto. Si può pregare anche quando le mani sono impegnate; allora la mente deve e può pregare.

San Efrem Siro: Dovunque ti trovi, sia che tu stai arando in campagna, o che percorri una strada, o che pascoli le pecore, o infine che siedi in casa, non omettere la preghiera. Fa attenzione che non vi sia inimicizia tra te ed altre persone, poiché Dio non accoglie la preghiere di colui che ha in odio il suo prossimo... Molti sono gli ostacoli che incontra la preghiera: il sonno, il torpore dell’anima, la stanchezza fisica, l’incapacità del pensiero a concentrarsi, ma, in modo particolare, l’‘ opposizione degli spiriti maligni, che lottano contro l’anima e le impediscono di avvicinarsi a Dio.

San Marco l’Asceta: Quando il demonio osserva che la mente dell’uomo comincia a pregare con tutta l’intensità del cuore, allora provoca tentazioni tremende e maligne.

San Nilo Sinaita: Lo spirito maligno invidia assai l’uomo che prega ed impegna ogni astuzia per annullare questa sua intenzione. Perciò incessantemente, per mezzo dei sensi, distrae il pensiero rivolgendolo a varie cose, mentre con l’aiuto del corpo mette in moto tutte le passioni, pur di distruggere lo splendido impegno nella preghiera ed il trasferimento verso Dio... Tutta la lotta fra noi e gli spiriti maligni ha per oggetto la preghiera dello spirito, giacché questa è per loro insopportabile, per noi invece è fonte di salvezza.

Il venerabile Giovanni di Carpathos: Il demonio sa che per noi la preghiera è l’arma più vittoriosa, per lui la più pericolosa, per cui in tutti i modi si sforza di staccarci da essa.

Il venerabile abba Isaia: Quando preghi, non dire: Signore toglimi questo e concedimi quello; ma dì: Signore, Dio mio, tu sai ciò che apporta alla salvezza all’anima mia; aiutami e non permettere che pecchi dinnanzi a te e che perisca nei miei peccati, poiché sono un debole peccatore. Non mi consegnare ai miei nemici, perché ho cercato un rifugio in te. Liberami, o Signore, poiché tu sei la mia forza e la mia speranza. A te sia lode e ringraziamento nei secoli. Amìn.

San Giovanni Crisostomo: Da noi dipende l’essere esauditi o meno nella preghiera. Quando chiediamo ciò che Dio può giustamente concedere, quando chiediamo con ardore, quando ci rendiamo degni di ricevere, allora Egli ascolta la nostra preghiera e ci concede quello che chiediamo.

San Nilo Sinaita: Non ti affliggere se non ottieni subito da Dio ciò che chiedi nella preghiera. Dio vuol farti un bene maggiore costringendoti a stargli dinanzi più a lungo in preghiera. Infatti che c’è di più grande del conversare con Dio ed essere ammesso a comunicare con lui?

Il beato abba Zosima: Quando il tuo prossimo ti è causa di amarezza, è come quando la mano o l’occhio malati provochino dolori alle altre parti del corpo. Infatti né ci tagliamo la mano, né ci leviamo l’occhio, quando ci causano dolori; poiché consideriamo un grave danno per noi la privazione di una o dell’altra di queste parti del nostro corpo. Al contrario le segniamo con il segno della croce, invochiamo l’aiuto dei Santi, con ardore preghiamo Dio per loro e nello stesso tempo prepariamo le medicine per guarire la parte malata del nostro organismo. Come preghi per l’occhio e per la mano, perché guariscano e non ti causino dolori, così prega per il fratello. Infatti siamo membra di Cristo[55].

San Giovanni Crisostomo: Non c’è alcun vantaggio dalla preghiera sia pur lunga, se colui che prega rimane in preda al peccato.

San Nilo Sinaita: L’uomo legato non può correre; così anche la mente, che sia schiava di qualche passione, non può pregare spiritualmente.

San Isacco Siro: Quando starai in preghiera davanti a Dio, sia la tua mente come di un fanciullo, che ancora non può parlare. Davanti a Dio non dire nulla che sia frutto di sapienza, ma avvicinati a lui con i pensieri di un bambino e cammina davanti a lui in modo da renderti degno della sua paterna provvidenza, quali i padri hanno per i loro figli.

San Simeone il Nuovo Teologo: Non è necessario parlare in fretta con Dio, ma lentamente con intelligenza e consapevolezza. Chi pronuncia velocemente le preghiere, non può essere consapevole di tutto ciò che dice.

San Efrem Siro: Bisogna pregare sempre, non abbandonarsi all’indolenza[56], di notte e di giorno ed in ogni ora. Sia che lavori o che dormi, sia che ti trovi per strada, sia che mangi o bevi, sia che giaci, non interrompere la preghiera, perché non sai quando il Signore verrà a cercare la tua anima. Non attendere la domenica o il giorno della festa, non far questioni di luoghi, ma, come disse il profeta David, prega in ogni luogo del suo Regno[57] ... Non tralasciare mai la preghiera, e quando è possibile prostrati. Se non ti è possibile farlo, prega con la mente, di sera, di mattina ed a mezzogiorno.

San Isacco Siro: Considera quali beni procura all’uomo la vita ascetica. Non di rado avviene che egli pieghi le ginocchia in preghiera e che le sue mani siano levate al cielo, il volto rivolto alla Croce di Cristo e che raccolga tutti i suoi pensieri nella preghiera al Signore. In questo tempo, mentre egli prega con lacrime e commozione, improvvisamente sgorga nel suo cuore la fonte che versa ristoro e conforto; le sue membra s’indeboliscono, gli occhi si chiudono, il volto si piega verso terra ed i suoi pensieri mutano, così che egli non può compiere metanie per la gioia che emana da tutto il suo essere.

San Macario il Grande: L’uomo, quando è immerso completamente nella preghiera, è preso dalla profondità della vita futura, e prova una soddisfazione talmente indicibile che la sua mente completamente si esalta, per cui dimentica questa saggezza terrena. Infatti i suoi pensieri sono completamente pieni di gioia e, come prigionieri, sono introdotti nell’infinito e nell’irraggiungibile.

San Serafino di Sarov: Dio è fuoco che riscalda ed accende i nostri cuori e le viscere... Se noi sentiamo che il nostro cuore è freddo, invochiamo il Signore ed egli, venendo, riscalderà il nostro cuore d’amore perfetto non solo verso di lui, ma anche verso il nostro prossimo.

 

 

– Se prego Dio con la lingua, il mio spirito prega, ma la mia mente è senza frutto! Cha cosa dunque farò? Pregherò Dio con lo spirito, ma anche con la mente; ringrazierò Dio con lo spirito, ma anche con la mente[58]. Qual è il fine più elevato che raggiungiamo con la preghiera? La visione del Cristo già su questa terra, come c’insegna san Simeone il Nuovo Teologo: “Imparate che non solo nella vita futura, ma anche ora su questa terra sta davanti ai nostri occhi, davanti alle nostre mani, davanti ai nostri piedi un indicibile tesoro, che è superiore ad ogni principio ed autorità, di cui vi dico: esso è la luce del mondo. E non lo dico io solo, ma lo dice questo tesoro, il Cristo: Io sono la resurrezione e la vita... Come io sono visto in questa vita da coloro che m’hanno cercato e m’hanno trovato, così io risplendo anche nella vita futura, che per natura sono fuori dallo spazio, sono rinchiuso in voi in questa vita per opera della Grazia. Io, che sono invisibile, mi manifesto non come sono, ma in quanto lo permette la capacità di coloro che mi vedono... Nel mio Cielo io porrò tutti coloro che credono in me e sono rigenerati dalla Grazia del Santo Spirito, i quali più non possono peccare, e su cui il principe di questo mondo -il demonio- non ha alcun potere e forza. Io sono in loro ed essi in me e vincono il mondo, poiché sono fuori del mondo ed hanno con sé me, che sono il più forte di tutti...”

 

 

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[1] Atti 16, 31.

[2] Giovanni 3, 3-7.

[3] II Corinti 5, 17.

[4] Romani 8, 15.

[5] I Giovanni 3, 10.

[6] Giovanni 3, 3; 7.

[7] II Corinti 5, 17.

[8] Atti 9, 11.

[9] Cfr. Matteo 15, 8.

[10] Cfr. Giovanni 14, 14.

[11] Ebrei 7, 25.

[12] Cfr. Romani 8, 26.

[13] Matteo 7, 7-8.

[14] Matteo 21, 22.

[15] Giovanni 14, 13-14.

[16] Cfr. Luca 11, 5; l8, l-8.

[17] Cfr. I Corinti 3, 2-3.

[18] Cfr. Giosuè 9, 3-14.

[19] Cfr. II Timoteo 4, 10.

[20] Matteo 26, 41.

[21] Salmo 50, 15.

[22] Salmo 55, 23.

[23] Filippesi 4, 6-7.

[24] Giacomo 5, 13.

[25] I Pietro 5, 7.

[26] Osia 14, 3.

[27] Atti 8, 22

[28] Isaia 28, 15.

[29] Marco 9, 44.

[30] Cfr. Luca 23, 30.

[31] Giovanni 6, 37.

[32] Matteo 11, 28.

[33] Cfr. Giovanni 8, 36.

[34] Cfr. Ezechiele 36, 26.

[35] Cfr. Luca 11, 13.

[36] Cfr. Apocalisse 1, 5.

[37] Luca 5, 32.

[38] Proverbi 5, 2.

[39] Genesi 18, 27.

[40] Giobbe 39, 37.

[41] I Corinti 14, 33.

[42] Colossesi 4, 3.

[43] I Tessalonicesi 5, 17.

[44] Giacomo 5, 16.

[45] Genesi 32, 26.

[46] Daniele 9, 19.

[47] Ebrei 5, 7.

[48] Filippesi 4, 6.

[49] Colossesi 4, 2.

[50] Salmo 81, 11.

[51] Matteo 18, 19.

[52] Marco 11, 24.

[53] Esodo 32, 12.

[54] Cfr. I Tessalonicesi 5, 17.

[55] Cfr. I Corinti l2, 12; Efesini 1, 22.

[56] Cfr. Luca 18,1; I Tessalonicesi 5, 17-18.

[57] Cfr. Salmo103, 22.

[58] Cfr. I Corinti 14, 14-15.

 

 

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