ARCHIMANDITA GIORGIO
ABATE DEL SACRO MONASTERO
DI
SAN GREGORIO NEL MONTE ATHOS

LA DEIFICAZIONE:
SCOPO DELLA VITA UMANA

 

Questo testo è composto da omelie pronunciate in svariate circostanze e diverse città della Grecia su invito dei locali Metropoliti. Lo stile discorsivo del testo si spiega dal momento che è tratto da registrazioni delle omelie stesse. Il testo viene pubblicato con la benedizione dell’Abate Giorgio.

 

 

INDICE

PREFAZIONE

LA DEIFICAZIONE SCOPO DELLA VITA UMANA

IL MOTIVO DELL’ INCARNAZIONE DI DIO: LA DEIFICAZIONE DELL’UOMO

IL CONTRIBUTO DELLA THEOTOKOS ALLA DEIFICAZIONE DELL’UOMO

LA CHIESA: LUOGO DELLA DEIFICAZIONE UMANA

LA DEIFICAZIONE È POSSIBILE SOLO ATTRAVERSO LE ENERGIE INCREATE DI DIO

PRESUPPOSTI PER LA DEIFICAZIONE

    a) L’umiltà
    b) L’esercizio dell’ascetismo
    c) I santi Sacramenti e la preghiera

 

ESPERIENZE DI DEIFICAZIONE

CAUSE CHE DETERMINANO L’ IMPOSSIBILITA’ DI MOLTI A RAGGIUNGERE LA DEIFICAZIONE

    1) L’attenzione alle cose terrene
    2) Il moralismo
    3) L’umanesimo antropocentrico

 

RISULTATI DI UNA GUIDA SPIRITUALE CHE CONDUCE ALLA DEIFICAZIONE

RISULTATI DI UNA GUIDA SPIRITUALE CHE NON CONDUCE ALLA DEIFICAZIONE

EPILOGO

 

PREFAZIONE

È estremamente ardito parlare di deificazione senza averla sperimentata. Attraverso la misericordia di Dio Onnipotente e del nostro Salvatore Gesù Cristo, abbiamo osato quanto sta al di sopra delle nostre possibilità.

Dobbiamo far ciò per non nascondere ai nostri fratelli cristiano-ortodossi il fine più alto e lo scopo della nostra vita, il motivo per il quale siamo stati creati.

Dobbiamo far ciò per chiarire che il solo insegnamento pastorale ortodosso è quello della deificazione e non quello della perfezione morale dell’uomo senza la Grazia di Dio o con una Grazia intesa secondo i concetti occidentali.

Dobbiamo far ciò per desiderare ardentemente le cose migliori e con ciò lottare per la più nobile e unica realtà in grado di estinguere totalmente la sete dell’anima per l’Assoluto: il Dio Triunico.

Dobbiamo far ciò per essere ricolmi di gratitudine verso il nostro Fattore e Creatore a causa del suo grande dono: la nostra deificazione attraverso la sua Grazia.

Dobbiamo far ciò per sentire la natura insostituibile della nostra santa Chiesa come l’unico luogo terreno della comunione deificante.

Dobbiamo far ciò per testimoniare la magnificenza e la verità della nostra fede ortodossa la sola fede che insegna e provvede alla deificazione dei suoi membri.

E, finalmente, abbiamo osato far ciò per consolare le nostre anime che, da quando sono state avvelenate e confuse dal peccato, non chiedono insistentemente altro, dopo la luce di Cristo.

Il Dio misericordioso prende piacere, nel suo infinito amore, a renderci degni di entrare in questo cammino verso la deificazione prima che noi lasciamo l’effimero mondo presente.

Il Dio misericordioso guida i nostri fratelli ortodossi nella loro ricerca per la deificazione i quali non si allietano solo perché ignorano la sublimità della loro vocazione: essere chiamati a divenire dio per Grazia.

Il Dio misericordioso, guida i passi dei cristiani eterodossi verso la conoscenza della Verità cosicché non siano estromessi dalla stanza nuziale di Cristo e privati della grazia della deificazione.

Il Dio misericordioso abbia misericordia di noi e del nostro mondo! Amen.

Marzo 1997

LA DEIFICAZIONE SCOPO DELLA VITA UMANA

La questione del destino della nostra vita è di primaria importanza e riguarda il tema più importante dell’uomo: lo scopo della sua esistenza sulla terra. Se l’uomo si orienta correttamente su questo problema, se comprende la sua vera destinazione, allora è capace di affrontare correttamente gli affari quotidiani della sua vita, le relazioni con gli altri uomini, gli studi, la professione, il matrimonio, il mantenimento e l’educazione della prole. Se non si appoggia su questa base, allora fallirà negli altri scopi della vita. Che significato può avere il prossimo quando la vita umana, nel suo complesso, non ha senso?

Il primo capitolo della Sacra Scrittura rivela subito lo scopo della nostra vita quando l’agiografo scrive che Dio ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza”. Constatiamo subito il grande amore del Dio Triunico verso l’uomo. Egli non vuole che l’uomo sia semplicemente una creatura con determinati doni (charismata) e determinate qualità, con una certa superiorità sul resto della creazione: Egli vuole che sia un dio per Grazia. L’uomo esteriormente sembra solo un essere biologico, proprio come qualsiasi altra creatura vivente, come gli animali. Naturalmente l’uomo è un animale ma, come dice particolarmente san Gregorio il Teologo: “L’uomo è la sola creatura che si eleva al di sopra di tutta la creazione, la sola che può divenire dio’’ (Omelia sull’epifania MPG 36, 324, 13).

“Secondo la sua immagine”. La frase si riferisce ai doni che Dio ha concesso unicamente all’uomo tra tutte le altre sue creature cosicché egli è l’immagine di Dio. Questi doni sono: una mente razionale, una coscienza, una libera volontà (la libertà), la creatività, l’eros ed un ardente desiderio per l’assoluto e per Dio. Inoltre, l’uomo ha una consapevolezza personale di sé e di tutto quello che compie la quale si impone sul resto della creazione e delle creature viventi in modo unico e personale. In altre parole, qualunque cosa la persona umana faccia, riflette i doni “secondo la sua immagine”.

Dotato dell’“immagine”, l’uomo è chiamato ad acquisire “la somiglianza” raggiungendo la deificazione. Il Creatore . Dio per natura . chiama l’uomo a divenire dio per Grazia. Dio ha dotato l’uomo di doni molto alti perché possa acquisire, attraverso di essi, una somiglianza con il suo Dio e Creatore, non per avere una relazione esterna o morale con Lui, ma per un’ unione personale. Forse è molto audace dire e pensare che lo scopo della nostra vita è divenire dei per Grazia, ma dobbiamo farlo perché la Sacra Scrittura ed i Padri della Chiesa non ci hanno nascosto tale fine.

Sfortunatamente molte persone al di fuori della Chiesa come pure molte all’interno di essa, sono ignoranti. Esse credono che lo scopo della nostra vita è, al più, esclusivamente un perfezionamento morale, divenire ‘‘brava gente”. Tuttavia, secondo il Vangelo, la Tradizione della Chiesa e i santi Padri, questo non è lo scopo della nostra vita. L’uomo non deve solo divenire migliore, più morale, più giusto, più casto e diligente. Queste qualità devono essere assunte, ma non sono lo scopo più importante, lo scopo finale per il quale il nostro Fattore e Creatore ci ha fatto vivere. Qual’è questo scopo? La deificazione ossia l’unione dell’uomo con Dio, non un’unione esterna o sentimentale ma intima e vera. L’antropologia ortodossa pone l’uomo molto in alto al punto che se la paragoniamo con le antropologie di tutti gli altri sistemi filosofici, sociali e psicologici, comprenderemo facilmente quanto poco profonde esse siano e quanto poco corrispondano al grande e ardente desiderio dell’ uomo in cerca di qualcosa d’infinito e di vero per la sua vita. Dal momento in cui l’uomo è chiamato ad essere a “somiglianza di Dio” egli è stato creato per divenire dio, per cui se non è nel cammino verso la deificazione, sente in se stesso un vuoto, sente di sbagliare qualche cosa. Allora non si rasserena e non è felice neppure quando cerca di riempire questo vuoto con altre attività. Egli si può inebetire immergendosi in un mondo fantastico il quale è, contemporaneamente, poco profondo, piccolo e limitato. Nonostante ciò egli vi aderisce schiavizzandosi ed imprigionandosi in esso. Organizza la sua vita in modo tale da non essere quasi mai in pace, nemmeno quando è solo con se stesso. Tra rumori, nervosismo, televisione, radio e informazioni su qualsiasi avvenimento, egli prova, come fanno alcuni, a dimenticare attraverso l’uso di medicinali, a non pensare, a non preoccuparsi, a non ricordarsi che è sulla via sbagliata, lontano dal suo scopo. Alla fine, comunque, il misero uomo contemporaneo non è soddisfatto, fino a che non trova qualcos’altro di meglio, di più grande, qualcosa che esiste nella sua vita, qualche cosa di veramente bello e creativo. L’uomo può unirsi a Dio? Può essere in comunione con Lui? Può divenire dio per Grazia?

 

IL MOTIVO DELL’ INCARNAZIONE DI DIO: LA DEIFICAZIONE DELL’UOMO

I Padri della Chiesa affermano che Dio è divenuto uomo perché l’uomo divenisse dio. L’uomo non avrebbe raggiunto la deificazione se Dio non si fosse incarnato.

Prima di Cristo esistevano molti uomini saggi e virtuosi. Gli antichi greci, ad esempio, avevano raggiunto alti livelli di consapevolezza filosofica riguardo le virtù e Dio. Di fatto, la loro filosofia contiene elementi di verità, il cosiddetto logos spermatikos. Dopo tutto, essi erano uomini particolarmente religiosi, certamente non atei, come li vorrebbero vedere alcuni dei nostri dotti e malati uomini contemporanei. Essi non conoscevano il vero Dio. Tuttavia, benché pagani, erano pii e timorati verso la divinità. Per questa ragione tutti quei pedagoghi, insegnanti, capi politici e civili che, a differenza dell’antica tradizione greca, hanno tentato di sradicare la fede in Dio dall’anima della nostra devota gente senza alcun suo consenso, hanno commesso hybris nel significato antico del termine. Essi, di fatto, hanno cercato di privare la nazione del suo carattere greco, della tradizione dei greci, della nostra storia antica, medioevale e recente nella quale è sempre esistita una tradizione di venerazione e di rispetto per Dio. Questa tradizione si è universalmente diffusa attraverso il contributo culturale dell’ellenismo ed è rinvenibile ancor oggi. Nella filosofia degli antichi greci può essere riscontrato un ardente desiderio per il Dio ignoto e per l’esperienza di Dio. Essi erano fedeli e devoti ma senza un diritto e una piena conoscenza su Dio. Ad essi mancava la comunione con Lui. La deificazione non era possibile.

Pure nell’Antico Testamento, troviamo uomini giusti e virtuosi. Tuttavia, l’unione assoluta con Dio, la deificazione, divenne possibile e realizzabile solo con l’ incarnazione di Dio, il Verbo (Logos) di Dio. Questo è lo scopo dell’incarnazione di Dio.

Se lo scopo della vita umana fosse solo divenire moralmente migliori, non ci sarebbe stato alcun bisogno della presenza di Cristo nel mondo. Non ci sarebbe stato alcun bisogno dell’economia divina, dell’incarnazione di Dio, della sua croce, morte e risurrezione i cui eventi hanno al loro centro Cristo stesso . se all’umanità sarebbe bastato migliorarsi moralmente, attraverso l’insegnamento dei Profeti, dei filosofi e degli uomini giusti di allora. Sappiamo che Adamo ed Eva sono stati fuorviati dal diavolo ed hanno desiderato divenire dei senza la cooperazione divina, senza l’umiltà, l’obbedienza e l’amore, ma contando solo sulla propria volontà egoisticamente ed autonomamente. È proprio questa l’essenza della caduta: l’egoismo. Per assumere l’egoismo e l’autosufficienza, i nostri progenitori si sono separati da Dio ed invece di raggiungere la deificazione, sono arrivati alla meta opposta: la morte spirituale.

I Padri della Chiesa dicono che Dio è vita. Quindi chiunque si allontana da Dio si allontana dalla vita. È perciò che in Adamo ed Eva la morte e l’inattività spirituale (la morte fisica e quella spirituale) furono la conseguenza della loro disubbidienza. Tutti noi comprendiamo le conseguenze della loro caduta. La separazione da Dio ha portato l’uomo ad una vita carnale, bestiale e demoniaca. La magnificenza della creazione di Dio è stata seriamente danneggiata subendo una ferita quasi mortale. La “sua immagine” è stata distorta. Dopo la caduta l’uomo non ha i requisiti per muoversi verso la deificazione, come nella situazione precedente al peccato. In questo stato di malattia quasi mortale, l’uomo non può più orientarsi verso Dio. È perciò che l’umanità ha avuto bisogno di un nuovo capostipite. È stato necessario un uomo nuovo, sano, capace di orientare la libertà umana verso Dio. Questo nuovo capostipite . l’uomo nuovo . è l’Uomo. Dio (il Theanthropo), Gesù Cristo, il Figlio e il Verbo (Logos) di Dio. Egli dal momento in cui si è incarnato costituisce il nuovo capostipite, il nuovo inizio, la nuova umanità e il nuovo lievito.

Un grande teologo della nostra Chiesa, san Giovanni di Damasco, afferma che con l’incarnazione del Verbo è comparsa una seconda comunione tra Dio e l’uomo. La prima comunione, quella nel Paradiso, è stata rotta dal momento in cui l’uomo si è separato da Dio. Allora, il nostro Dio, pieno di compassione, ha provveduto per un’altra, una seconda comunione, cioè un’unione con gli uomini che non potesse più essere infranta. Egli ha ottenuto questo scopo realizzando la sua unione con l’ umanità nella persona di Cristo. Cristo, l’Uomo-Dio, il Figlio e il Verbo del Padre, ha due nature perfette: la divina e l’umana. Secondo la famosa definizione del quarto santo concilio ecumenico di Calcedonia, queste due nature perfette sono unificate “senza confusione, senza cambiamento, indivisibilmente e inseparabilmente” in una persona di Dio, nel Verbo, in Cristo. I pronunciamenti di questo concilio costituiscono per sempre una guida ed un’arma sicura nello Spirito Santo per la nostra Chiesa ortodossa contro ogni genere di eresia cristologica. In tal modo sappiamo che Cristo ha due nature: la divina e l’umana. La conseguenza è chiara: la natura umana, attraverso l’unione ipostatica delle due nature nella persona di Cristo, è irrevocabilmente unita con quella divina perché Cristo è, d’ora in poi, eternamente Uomo-Dio. Come Uomo-Dio è asceso in cielo, come Uomo-Dio si è seduto alla destra del Padre, come Uomo-Dio verrà a giudicare il mondo nella sua seconda venuta. Perciò la natura umana è ora intronizzata nella Santa Trinità, nel cuore della Trinità stessa. Nulla può separare la natura umana da Dio. Questo è il motivo per cui, ora, dopo l’incarnazione, pure se commettiamo dei peccati o ci allontaniamo da Dio, pentendoci è possibile rinsaldare nuovamente quell’ unione per la quale diveniamo dei per Grazia.

 

IL CONTRIBUTO DELLA THEOTOKOS ALLA DEIFICAZIONE DELL’UOMO

Nostro Signore Gesù Cristo ci dà la concreta possibilità di unirci con Dio e tornare all’originale e principale scopo che Dio aveva stabilito per l’uomo. È per questo che la Sacra Scrittura denomina Gesù Cristo via, porta, buon pastore, vita, risurrezione e luce. È il nuovo Adamo che si contrappone all’errore del primo Adamo. Il primo Adamo ci ha separato da Dio con la disubbidienza e l’egoismo. Il secondo Adamo, Cristo, ci riunisce a Dio attraverso l’ amore e l’obbedienza al Padre, un’obbedienza “fino alla morte in croce”. Egli dirige la nostra libera volontà verso Dio, cosicché, offrendo la nostra libertà a Lui, ci uniamo con Lui.

L’attività del nuovo Adamo ha richiesto quella della nuova Eva, la Panaghia (Tutta Santa), che ha controbilanciato l’errore dell’antica Eva. Quest’ultima aveva incitato Adamo alla disubbidienza. La nuova Eva si offre per l’incarnazione del nuovo Adamo, il quale condurrà l’umanità ad obbedire a Dio. La nostra Signora Theotokos (Colei che partorisce Dio), primo essere umano ad aver raggiunto la deificazione in modo eccezionale ed unico, non ha semplicemente svolto un compito basilare, ma un ruolo necessario ed insostituibile per la nostra salvezza. Secondo san Nicola Cabasilas, il grande teologo del XIV secolo, la Panaghia non avrebbe offerto a Dio l’obbedienza e una libera volontà, se non avesse dato a Lui il suo assenso. In tal caso l’incarnazione del Verbo non sarebbe stata possibile, perché Dio non avrebbe violato la libertà che aveva donato all’uomo. Se non fosse esistita una tale anima pura, tutta santa, immacolata, come la Theotokos, l’incarnazione non sarebbe avvenuta. Essa, offrendo tutta se stessa, ha donato la propria libertà e volontà a Dio, per portarlo a sé e a noi. Dobbiamo molto alla Panaghia. Perciò, la Chiesa onora e venera sentitamente la Theotokos. San Gregorio Palamas, vertice della teologia patristica, afferma che la Panaghia ha il secondo posto dopo la Santa Trinità. Essa è dio immediatamente dopo Dio, è un confine tra il creato e l’incerato. Essa è la “prima fra i salvati”, secondo l’espressione di un altro eccellente teologo della nostra Chiesa. San Nicodemo del Monte Athos, astro e maestro recente della Chiesa, scrive che perfino le schiere angeliche sono illuminate dalla luce ricevuta e riverberata dalla Panaghia. Essa è lodata dalla Chiesa come “più onorevole dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini”.

L’incarnazione del Verbo e la deificazione dell’uomo sono il mistero più grande della nostra fede e della teologia. Tale mistero viene vissuto quotidianamente dalla nostra Chiesa ortodossa attraverso i sacramenti, l’innologia, le icone e ogni sua cosa. Anche l’ architettura di una chiesa ortodossa riflette la consapevolezza di ciò. Sotto la cupola delle chiese viene rappresentato Cristo Pantocrator. Tale dipinto simboleggia la discesa di Dio dal cielo sulla terra il quale “divenne uomo ed abitò tra noi’’, come scrive l’ evangelista Giovanni (Gv 1, 14). Dal momento in cui Dio è divenuto uomo attraverso la Theotokos per mostrare agli uomini la sua presenza sulla terra grazie a lei, noi dipingiamo la Theotokos sull’abside dell’altare. Il significato è chiaro: essa è “il ponte che Dio ha usato per discendere”, “il ponte che ha portato chi stava sulla terra al cielo” il luogo accordato dal Dio infinito per la nostra salvezza, la Platytera (più vasta) del cielo. Inoltre, la Chiesa dipinge gli uomini deificati coloro che, per la Grazia di Dio, sono divenuti dei perché Dio è divenuto uomo. Da questo momento in poi nelle nostre Chiese ortodosse possiamo dipingere, intorno e sotto l’Onnipotente, non solo il Dio incarnato, Gesù Cristo e la sua immacolata Madre, la Signora Theotokos, ma anche i santi. Su tutti i muri della chiesa dipingiamo le conseguenze dell’incarnazione di Dio: gli uomini e le donne santificati e deificati. Perciò, entrando in una chiesa ortodossa e vedendo la sua bella iconografia, facci amo immediatamente un’ esperienza: comprendiamo il lavoro di Dio a vantaggio dell’uomo e lo scopo della nostra vita. Tutto nella Chiesa afferma l’ incarnazione di Dio e la deificazione dell’uomo.

 

LA CHIESA: LUOGO DELLA DEIFICAZIONE UMANA

Coloro che desiderano unirsi con Dio Padre attraverso Cristo, sono consapevoli che tale unione avviene nel suo corpo, la nostra santa Chiesa ortodossa. Naturalmente non è un’unione con l’essenza divina, ma con la natura umana deificata di Cristo. Quest’unione con Cristo non è qualcosa di esterno né un,unione semplicemente morale. Non siamo seguaci di Cristo come alcuni uomini sono seguaci di qualche filosofo o di qualsiasi altro maestro. Siamo membra del corpo di Cristo, parte della Chiesa. La Chiesa è il corpo di Cristo, reale, non morale, come alcuni teologi hanno erroneamente affermato perché non sono entrati profondamente nello spirito della santa Chiesa. Cristo ci accoglie, malgrado la nostra indegnità e colpevolezza, e c’incarna nel suo corpo. Egli ci rende sue membra e noi diveniamo veramente, non moralmente, membra di tale corpo. L’apostolo Paolo dice: “Siamo membra del suo corpo” (Ef 5, 30), della sua carne e delle sue ossa. Naturalmente, dipende dalla condizione spirituale del cristiano se, in certi momenti egli è membro vivo del corpo di Cristo e, in altri momenti, membro morto. Tuttavia anche se sono membra morte, i cristiani non cessano d’appartenere al corpo di Cristo. Ad esempio, una persona battezzata è membro di tale corpo. Se non si confessa, non riceve la comunione, non vive spiritualmente, appartiene a questo corpo ma come membro morto. Tuttavia, quando si pente dei suoi peccati, è percorsa immediatamente dalla vita divina e diviene un membro vivente. Non ha bisogno di un nuovo battesimo. Un non battezzato, sebbene conduca un’alta vita morale, non è membro del corpo di Cristo. Ha bisogno di essere battezzato per divenirlo ed essere incarnato in esso. Come membra del corpo di Cristo, ci viene offerta la vita di Cristo ed essa diviene la nostra stessa vita. Così, ricevendo tale vita, veniamo salvati e deificati, cosa impossibile se Dio non ci rende membra del suo corpo santo. Secondo i santi Padri, la nostra salvezza sarebbe impossibile se non avvenisse attraverso i santi Sacramenti della Chiesa che c’incarnano in Cristo rendendoci dello stesso suo corpo e dello stesso suo sangue. È una grande benedizione partecipare ai santi Sacramenti! Cristo diviene nostro, la sua vita diviene la nostra vita, il suo sangue il nostro sangue. San Giovanni Crisostomo commenta che ora Dio non ha niente di più grande da offrire all’uomo, dal momento in cui ci offre la santa Comunione. Quando l’uomo riceve Cristo nella santa Comunione, non può chiedere nulla di più grande a Dio. Così, battezzati, cresimati e confessati, noi partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo divenendo dei per Grazia. Uniti con Dio, non siamo più estranei ma intimi a Lui.

Nella Chiesa dove ci uniamo con Dio, esperimentiamo la realtà che Cristo ha portato nel mondo: la nuova creazione. Questa è la vita della Chiesa e di Cristo, una vita che diviene nostra come dono dello Spirito Santo.

Nella Chiesa, tutte le cose conducono verso la deificazione: la santa Liturgia, i Sacramenti, il servizio divino, la predicazione del Vangelo, il digiuno, tutto! La Chiesa è il solo luogo della deificazione. La Chiesa non è una fondazione sociale, culturale o storica che può assomigliare alle altre fondazioni del mondo. Non è come le innumerevoli istituzioni mondane. Nel mondo possono essere realizzate istituzioni, organizzazioni, fondazioni ed altro. La nostra Chiesa ortodossa è l’unico, il solo luogo per la comunione tra Dio e l’uomo, il solo luogo per la deificazione umana. L’uomo può divenire dio solo nella Chiesa, in nessun altro luogo. Non nelle umversità, nei servizi sociali, in qualsiasi altra cosa bella e buona che il mondo può offrire. Per quanto una qualsiasi realtà possa parere buona, non può offrire quello che la Chiesa offre. Questo perché le istituzioni e i sistemi mondani non possono mai sostituire la Chiesa, per quanti progressi facciano.

Nella Chiesa ogni tanto può succedere che noi, persone deboli e peccaminose, subiamo crisi e difficoltà. In seno ad essa è possibile che possano sorgere degli scandali. Questi accadono perché l’uomo non giunge alla deificazione in un sol giorno ed è semplicemente naturale che esista la fragilità umana. Non siamo dei, ma lo diveniamo. Tuttavia, per quanto possano accadere queste cose, non ci allontaneremo mai dalla Chiesa, perché solo in essa abbiamo la possibilità di unirci a Dio. Faccio un esempio. Quando ci rechiamo in chiesa per partecipare alla santa Liturgia possiamo incontrare delle persone che in quel posto non sono attente, parlano in continuazione e causano distrazione. Nella nostra mente può affacciarsi un pensiero apparentemente molto ragionevole: “Cosa ottengo dal prossimo andando in chiesa? Non sarebbe meglio stare in casa dove avrei maggior pace e conforto per la preghiera?” Tuttavia dobbiamo prudentemente contraddire questo cattivo pensiero: “Nella mia casa posso avere maggior pace esterna ma non avrò la Grazia divina deificante che mi santifica. Non avrò Cristo presente nella sua Chiesa, non avrò il suo santo Corpo e il suo Sangue prezioso disposto sulla santa Tavola. Non sarò partecipe all’ultima Cena nella santa Liturgia. Sarò separato dai miei fratelli in Cristo che insieme con me compongono il corpo di Cristo stesso”. Di conseguenza, qualunque cosa accada, non andremo fuori dalla Chiesa, perché solo in essa troviamo il sentiero che conduce alla deificazione.

 

LA DEIFICAZIONE È POSSIBILE SOLO ATTRAVERSO LE ENERGIE INCREATE DI DIO

Secondo gli insegnamenti della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa, nella Chiesa ortodossa di Cristo l’uomo può raggiungere la deificazione perché la Grazia di Dio è increata. Dio non è solo un’essenza (sostanza), come la “Chiesa” occidentale dichiara, ma è anche energia. Se Dio fosse solo essenza, la nostra unione e la nostra comunione con Lui non sarebbero possibili poiché l’essenza di Dio, realtà che incute timore reverenziale, è inaccessibile all’uomo: “Non puoi vedere la mia faccia, perché nessuno può vedermi e vivere” (Es 33, 20).

Menzionerò un esempio piuttosto attinente basato sull’esperienza quotidiana. Se tocchiamo un filo elettrico scoperto, moriamo. Ma se connettiamo una lampada al filo veniamo illuminati. In tal modo vediamo e traiamo giovamento dall’energia elettrica, benché non possiamo toccarne l’essenza. Qualcosa di simile accade pure con l’energia increata di Dio. Se ci potessimo unire all’essenza di Dio, diventeremo pure noi dio in essenza la qual cosa significherebbe essere come Dio. Ma ciò comporterebbe confusione perché nulla sarebbe Dio come sostanza. Questo è sinteticamente quanto i credenti delle religioni orientali professano. Per esempio, nell’induismo Dio non è un’esistenza personale, ma una potenza indefinita che permea con un potere indefinito l’intero mondo, trasformandolo in uomini, animali ed in oggetti (panteismo). D’altra parte, se Dio fosse solo essenza divina senza le sue energie, rimarrebbe un Dio autosufficiente, caratterizzato da lontananza ed inaccessibilità nei riguardi delle sue creature. Secondo la prospettiva teologica ortodossa, Dio è Uno nella Trinità e Trino nell’Unità. San Massimo il Confessore, san Dionigi l’Areopagita ed altri Padri scrivono significativamente che Dio è intriso di amore e di eros divino per le sue creature. Attraverso questo suo amore infinito ed estatico, Egli esce al di fuori di sé e cerca di unirsi con esse. Questo, evidentemente, è compiuto attraverso la sua energia o, meglio, attraverso le sue energie. Con le sue energie increate Dio ha creato il mondo e continua a farlo. Con le sue energie creative Egli dà essenza e realtà sub-sistente, “ipostasi” (hypostasis), al nostro mondo. Egli è sempre presente nella natura perché attraverso le sue energie provvede a sostenerla. Egli illumina l’uomo con le sue energie illuminanti, lo santifica con le sue energie santificanti. Alla fine, lo deifica con le sue energie deificanti. Perciò, il Dio santo entra nella natura, nel mondo, nella storia e nella vita degli uomini attraverso le sue increate energie. Le energie di Dio sono energie divine. Anch’esse sono Dio anche se non coincidono con la sua essenza. Essendo Dio, deificano l’uomo. Se tali energie non fossero divine ed increate non sarebbero Dio. Sarebbero impotenti a deificarci e unirci a Lui. Sussisterebbe un abisso incolmabile tra Dio e gli uomini. Dal momento in cui Dio ha delle energie attraverso le quali si unisce a noi, possiamo avere una comunione con Lui e un’unione con la sua Grazia senza identificare noi stessi con Dio, come accadrebbe se pensassimo di unirci alla sua essenza. Perciò ci uniamo a Dio attraverso le sue energie divine increate, non attraverso la sua essenza. Questo è il mistero della nostra fede e della nostra vita ortodossa.

In Occidente i cristiani eterodossi non possono accettare questa posizione. Razionalisti come sono, non pongono alcuna distinzione tra essenza ed energie; per loro, in Dio, non esiste tale distinzione. Dichiarando che Dio è solamente essenza non possono parlare della deificazione umana. Costoro parlano di esistenza delle energie divine create, non increate. Con tali presupposti come può l’uomo essere deificato? Inoltre, come può qualche cosa di creato, che è al di fuori di Dio, deificare l’uomo creato? Essi non possono parlare di deificazione perché, con i loro presupposti, cadrebbero nel panteismo, cosa che non vogliono fare. In questa prospettiva cosa resta dello scopo della vita umana? È semplice: un’ascesa morale! Se l’uomo non può essere deificato dalla Grazia divina, dalle sue energie divine, quale altro scopo può esserci nella vita? Un semplice progresso morale e una tensione verso tale progresso. Ma la perfezione morale non è sufficiente per l’uomo. Non ci basta divenire semplicemente migliori rispetto al passato compiendo degli atti morali. La nostra ultima meta è unirci con il Dio santo. Questo è lo scopo della creazione dell’universo. Questa è la meta desiderata. Questa è la nostra gioia, la nostra felicità, il nostro adempimento.

L’anima dell’uomo, creata secondo l’immagine e la somiglianza di Dio, desidera Dio, brama unirsi a Lui. Nessun uomo buono, per quanti atti virtuosi compia, può trovare conforto nella realtà morale. Se non trova Dio e non si unisce a Lui, non può trovare riposo perché è lo stesso Dio che provoca in lui questa santa sete, questo divino desiderio (eros), quest’ardente attrazione per l’unione divina, per la deificazione. L’uomo ha in sé un potere erotico che riceve dal suo Creatore con il quale può amare veramente, fortemente, disinteressatamente, come fa il suo santo Creatore che s’innamora del mondo e delle sue creature. L’uomo ha il potere di innamorarsi con l’amore di Dio attraverso questo santo ed erotico atto e questa capacità affettiva. Se l’uomo non avesse avuto l’immagine di Dio in sé, la ricerca del suo archetipo non sarebbe stata possibile. Ciascuno di noi è un’immagine di Dio e Dio è l’archetipo. L’immagine cerca l’archetipo e solo quando lo incontra trova riposo in lui.

Nel XIV secolo un monaco occidentale, Barlaam il calabro, provocò nella Chiesa un grande dissidio. Egli sentì dai monaci athoniti alcuni discorsi sulla deificazione. In essi si diceva che, dopo una grande lotta, una purificazione dalle passioni e molta preghiera, alcuni uomini diventavano degni di unirsi a Dio, di ricevere un’esperienza di Dio, raggiungendo la visione della Grazia divina. Egli seppe pure che alcuni monaci avevano visto la luce increata conosciuta dai santi Apostoli e sfolgorata al momento della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo sul Monte Tabor.

Tuttavia Barlaam, a causa dei suoi presupposti mentali razionalisti, e perciò eretici, era incapace di comprendere l’ autenticità delle esperienze divine di questi umili monaci e li accusò di essere fuorviati, eretici e pagani. Non avendo alcuna conoscenza sulla distinzione tra l’essenza e l’ energia increata di Dio, egli affermò l’impossibilità di vedere la Grazia divina. In seguito a ciò, Dio ha fatto sorgere nella nostra Chiesa un grande ed illuminato maestro: l’athonita san Gregorio Palamas, arcivescovo di Tessalonica. Egli insegnò, predicò e scrisse manifestando in tutto il suo lavoro una grande sapienza e diffondendo una cultura che discendeva direttamente dalla sua personale esperienza in accordo con la Sacra Scrittura e la Tradizione della santa Chiesa. Il santo arcivescovo ribadì che la luce di Dio è la Grazia increata e l’energia divina. Egli aggiunse che l’uomo deificato vede veramente questa luce come un’esperienza molto alta, coincidente esattamente con l’esperienza della deificazione. Gli uomini deificati vengono visti immersi anche da altri nella medesima realtà luminosa. Questa è la gloria di Dio, il suo splendore, la luce del monte Tabor, la luce della risurrezione di Cristo e della pentecoste, questa è la nube luminosa dell’Antico Testamento. Essa è vera, increata, non simbolica come hanno erroneamente creduto Barlaam e i suoi discepoli. Più tardi l’intera Chiesa, attraverso tre grandi sinodi tenutisi a Costantinopoli, si è schierata con san Gregorio Palamas insegnando che la vita in Cristo non consiste nella moralizzazione dell’uomo ma nella sua deificazione. Con ciò è possibile partecipare alla gloria divina e alla visione della luce della Grazia increata di Dio.

Dobbiamo molta gratitudine a san Gregorio Palamas perché, con la diffusione di questa cultura ricevuta da Dio e grazie alla sua cognizione e alla sua teologia, ha consegnato all’insegnamento della Chiesa l’eterna esperienza riguardo alla deificazione dell’uomo. Il cristiano non è tale perché può semplicemente parlare di Dio. È tale perché può avere una vera esperienza divina. E, come quando, amando veramente qualcuno e parlando di lui, scopriamo di sentirci un’unica cosa con la sua persona e di ricevere godimento dalla sua esistenza. È proprio quanto accade ad un uomo in comunione con Dio. Non esiste una relazione esterna, ma un’unione mistica tra Dio e l’uomo nello Spirito Santo. Fino ad oggi i cattolico-romani considerano la Grazia divina, l’energia di Dio, come una creatura. Sfortunatamente tale credenza è anche una delle nostre parecchie differenze che dovrebbero essere tenute in seria considerazione nel dialogo teologico con i cattolico-romani. Il “Filioque”, il primato del Papa e l’ “infallibilità” non sono le uniche differenze basilari tra la Chiesa ortodossa e i cattolico-romani. Ci sono i punti sopra menzionati. Se i cattolico-romani non accettano pure l’esistenza della Grazia increata, non possiamo riconciliarci con loro anche se riconoscessero tutto il resto. Dopo tutto, come potrebbe compiersi la deificazione se la Grazia divina fosse creata e non coincidesse con l’increata energia dello Spirito Santo?

 

PRESUPPOSTI PER LA DEIFICAZIONE

I santi Padri hanno costantemente affermato che noi possi amo raggiungere la deificazione nella Chiesa. Comunque, la deificazione stessa resta sempre un dono di Dio, non è un risultato al quale possiamo pervenire da soli. Ciò non toglie che dobbiamo desiderare, volere, lottare preparandoci ad essere degni e disposti a ricevere e conservare, questo grande dono, poiché Dio non vuole fare nulla senza il nostro consenso. Ciononostante, la deificazione rimane una grazia concessa da Dio, non una conquista umana. Questo è quanto i santi Padri affermano quando dicono che noi, da una parte, abbiamo “esperienza” della deificazione mentre Dio, d’altra, “lavora’’ per farci giungere ad essa. Detto ciò, possiamo elencare alcuni requisiti necessari all’uomo per avvicinarsi alla deificazione.

 

a) L’umiltà

Secondo i santi Padri, il primo requisito per la deificazione è l’umiltà. L’uomo senza la benedetta umiltà non può camminare verso la deificazione, accettare la Grazia divina ed entrare in amicizia con Lui. Ha bisogno dell’umiltà già per comprendere che lo scopo della sua vita è la deificazione. Senza l’umiltà come riconoscerà che lo scopo della sua vita è fuori di sé, essendo legato a Dio? Tanto in quanto l’uomo vive egoisticamente, antropocentricamente e autonomamente, si rende centro e scopo della sua vita. Egli crede di potersi autoperfezionare, autodefinire ed autoedificare. Dopo tutto, questo è lo spirito della civiltà contemporanea, della filosofia e della politica: creare un mondo migliore, più giusto ma autonomo, un mondo che mette l’uomo al suo centro senza alcun riferimento a Dio, senza il riconoscimento che Dio è la fonte di ogni bene. Questo è l’errore commesso da Adamo che ha creduto di poter divenire dio e di realizzarlo solo attraverso i suoi poteri. Tutte le fedi umanistiche di ogni epoca commettono il medesimo errore. Non considerano la comunione con Dio come una necessità per la perfezione dell’uomo. Viceversa, ogni cosa nell’Ortodossia è concentrata teantropicamente avendo al suo centro Cristo, l’Uomo-Dio. Ogni cosa che non è Ortodossia, Protestantesimo, Cattolicesimo, Massoneria, testimoni di Geova, ateismo, ogni realtà al di fuori dell’Ortodossia ha un denominatore comune: l’ antropocentrismo. Viceversa, per noi, il centro è Cristo. Così è facile divenire eretici, testimoni di Geova, massoni o qualsiasi altra cosa. È difficile divenire cristiano-ortodossi. Per divenire cristiano-ortodossi, dobbiamo accettare Cristo, non noi stessi, come centro del mondo. Perciò, l’inizio del percorso verso la deificazione richiede l’umiltà, vale a dire la comprensione che lo scopo della nostra vita non consiste nel riferirci a noi stessi ma al nostro Padre, Fattore e Creatore.

Inoltre, dobbiamo essere umili per comprendere che siamo malati, pieni di fragilità e di passioni. Una persona che comincia a camminare verso la deificazione deve avere un’incessante umiltà per conservare costantemente la giusta direzione. Se assume l’idea che sta facendo qualcosa di buono e considera se stesso, allora l’orgoglio lo sottomette, perde quanto aveva guadagnato ed è necessario che ricominci ad essere nuovamente umile, a vedere la sua debolezza, a considerare la sua malattia senza appoggiarsi a sé. È necessario contare solo sulla Grazia di Dio per rimanere costantemente orientati verso la deificazione. Ecco perché, leggendo le vite dei nostri santi, rimaniamo entusiasti osservando la loro grande umiltà. Benché precedentemente essi fossero molto chiusi a Dio, in seguito, potevano risplendere della sua luce, operare miracoli, ed emanare un inspiegabile meraviglioso profumo. Tuttavia, anche davanti a questi fatti, essi mantenevano una bassissima stima di sé credendosi lontani da Dio e peggiori tra tutti gli uomini. È proprio quest’umiltà che li ha predisposti ad essere dei per Grazia.

 

b) L’esercizio dell’ascetismo

I Padri affermano che la deificazione ha diversi livelli, inizia con i più bassi per ascendere ai più alti. Dopo che si ha mantenuto l’umiltà inizia, attraverso il pentimento e molta pazienza, una quotidiana lotta in Cristo nella pratica dei santi comandamenti per purificare le passioni. Inoltre, i santi Padri aggiungono che Dio stesso rimane nascosto nei suoi comandamenti ed entra in amicizia con il cristiano solo quando quest’ultimo li pratica con amore nella fede in Cristo. Secondo i santi Padri, questa è la prima fase della deificazione chiamata “praxis”. È la guida pratica all’inizio del viaggio. Naturalmente, questo lavoro è tutt’altro che facile perché la lotta richiesta per sradicare le passioni è grande. Solo dopo molto sforzo, poco per volta, l’incolta interiorità dell’uomo viene purificata dalle “spine e dalle rocce” delle passioni per essere coltivata spiritualmente e dar modo al seme della parola di Dio di cadere e portare frutto. Per tutto ciò c,è bisogno d’una grande ed incessante violenza su di sé. Ecco perché sta scritto: “Il Regno di Dio soffre violenza e i violenti se ne impossesseranno” (Mt 1, 1-12). Oltre a ciò i santi Padri aggiungono: “Dà il sangue e ricevi lo Spirito”. In altre parole, non puoi ricevere lo Spirito Santo a meno che non offri il sangue del tuo cuore nella lotta per eliminare le passioni, in quella lotta dove ti penti veramente e profondamente acquisendo le virtù. Tutte le virtù sono aspetti di un’altra virtù più grande: quella dell’amore. Quando il cristiano acquisisce l’amore ha tutte le altre virtù. L’amore allontana dall’ anima umana la radice di ogni male e di tutte le passioni. Tale radice, secondo i santi Padri, consiste nell’egoismo. Ogni cattiveria proviene dalla vanità che è un amore malato nei propri riguardi. Ecco perché nella nostra Chiesa esiste l’impegno ascetico. Senza sforzo ascetico non esiste vita spirituale, né lotta, né avanzamento. Obbediamo, digiuniamo, partecipiamo alle preghiere notturne, ci prosterniamo fino a terra per ore solo in vista di purificarci dalle nostre passioni. Se la Chiesa ortodossa cessa di essere ascetica, cessa di essere ortodossa. Nessuno può condurre l’uomo alla sua deificazione se non lo impegna nella liberazione delle sue passioni. I Padri della Chiesa hanno sviluppato un grande e completo insegnamento antropologico sull’anima dell’ uomo e sulle sue passioni. Secondo i Padri, nell’anima esistono aspetti o energie intelligenti ed emotive. L’ aspetto emotivo contiene lo stimolo e il desiderio per le energie dell’anima. L’ aspetto intelligente contiene le operazioni razionali dell’anima stessa come la logica e i pensieri. L’ aspetto stimolante contiene sentimenti positivi o negativi, amore o odio. Il potere desiderante dell’ anima è l’attrazione verso la sensualità, il piacere, l’avidità, la ghiottoneria, i desideri carnali e le altre passioni umane. Se nell’anima la parte intellettiva, intenzionale ed il potere del desidero non sono purificati, l’uomo non può ricevere la Grazia di Dio in sé, non può essere deificato. L’aspetto intelligente è purificato attraverso la vigilanza che consiste nella costante protezione dei pensieri della propria mente. Ciò vuol dire che con tale lavoro vengono trattenuti i buoni pensieri e respinti quelli cattivi. L’aspetto stimolante è purificato attraverso l’amore. E, finalmente, il potere del desiderio è purificato attraverso la sobrietà. Ognuno di essi viene purificato e santificato attraverso la preghiera.

 

c) I santi Sacramenti e la preghiera

Cristo si stabilisce nel cuore dell’uomo attraverso i santi Sacramenti del Battesimo, Cresima, Confessione ed Eucaristia. I cristiani che sono nell’ amicizia di Cristo, hanno Dio e la sua Grazia in sé, nei loro cuori, perché si sono battezzati, confessati e hanno ricevuto la santa Comunione. Tuttavia, le passioni oscurano la Grazia divina proprio come la cenere copre una scintilla. Con l’esercizio delle virtù e con la preghiera, il cuore è purificato da queste cose, la scintilla della Grazia divina viene riaccesa e il fedele avverte Cristo nel suo cuore, al centro del suo essere. Ogni preghiera della Chiesa aiuta a purificare il cuore. Particolarmente utile è la cosiddetta preghiera monologica o “preghiera del cuore” detta pure “preghiera di Gesù”. Essa consiste nelle seguenti parole: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore”. Questa preghiera, recitata in ogni epoca nel Monte Athos, ha il seguente vantaggio: essere monologica, ossia formata da una sola frase. Tale struttura aiuta più facilmente a concentrare l’attenzione nella mente. Attraverso la concentrazione immergi amo la mente nel cuore rimanendo attenti che la mente non venga distratta da altre cose o significati, buoni o cattivi che siano, per rimanere occupata solo di Dio. La pratica della preghiera del cuore, che ad un certo punto con la Grazia di Dio può divenire incessante, è una scienza in se stessa, una santa arte descritta dettagliat amente dai s anti della nostra fede nei loro santi scritti e in quell’estesa antologia di testi patristici chiamata “Filocalia”. Questa preghiera aiuta le persone e dona loro gioia. Quando un cristiano avanza in tale preghiera, vivendo contemporaneamente in accordo con i santi comandamenti di Cristo e della Chiesa, è degno di ricevere un’esperienza della Grazia divina. Allora comincia ad assaggiare la dolcezza della comunione divina e, per esperienza, ‘‘gusta e vede che Dio è soave” (Salmo 33, 9). Per noi ortodossi, Dio non è un’idea né qualcosa sul quale formuliamo semplicemente un pensiero o sul quale parliamo per averlo sentito. È una persona, con la quale veniamo in vivente e personale comunione, una realtà che vivi amo e di cui riceviamo esperienza. Perciò sosteniamo che essere cristiano-ortodossi significa avere Cristo in noi, ossia, contenere una grande, indicibile ed inesprimibile gioia. Per i cristiani che vivono nel mondo, tra varie attività quotidiane, è di grande aiuto trovare almeno alcuni minuti di tranquillità per praticare questa preghiera.

Naturalmente tutti i lavori e i doveri fatti secondo la volontà di Dio, con umiltà ed amore, santificano i cristiani. Ma la preghiera è una necessità. In una stanza tranquilla (preferibilmente dopo una preparazione spirituale, davanti ad un lumino acceso di fronte alle icone, profumando l’aria con incenso), come pure nella misura del possibile, lontano da rumori e distrazioni e dopo una pausa di riposo da pensieri e preoccupazioni, i cristiani possono immergere la loro mente nel cuore per recitare a memoria la preghiera: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore”. Quanta pace e forza viene da questa tranquillità in Dio! Che grande aiuto dà questa preghiera lungo tutto il giorno che trascorre in pace senza irritazioni o ansie. Tale preghiera dà all’anima la facoltà d’essere in armonia ed in unità. Alcune persone cercano un frammento di tranquillità spirituale attraverso sistemi artificiali o mezzi ingannevoli e demoniaci, come le cosiddette religioni orientali. Essi cercano di trovare pace attraverso esercizi esterni, meditazioni ed altre pratiche al fine di raggiungere un equilibrio tra l’anima ed il corpo. L’errore sta nel fatto che l’uomo, in questa situazione, cerca di cancellare i suoi vari pensieri ed il mondo materiale, senza conversare di fatto con Dio ma compiendo un monologo, parlando con se stesso. Allora l’uomo cade nell’antropocentrismo e fallisce il suo scopo.

 

ESPERIENZE DI DEIFICAZIONE

Le esperienze di deificazione sono proporzionali al grado di purificazione raggiunto. Più un uomo è purificato dalle passioni, più alta è l’esperienza che può ottenere. Il vangelo stesso afferma la medesima cosa quando dice: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Quando una persona comincia a pentirsi, a confessarsi e a piangere i suoi peccati, riceve le prime esperienze della Grazia divina: le lacrime di pentimento che riempiono l’anima con una gioia inesprimibile seguita da una profonda pace. Perciò questo lutto per i peccati viene chiamato “lutto che crea gioia”, secondo quanto Cristo stesso ha proclamato nelle beatitudini: “Beati quelli che piangono perché saranno confortati” (Mt 5, 4). In seguito, l’uomo avanza a livelli più alti, raggiungendo l’illuminazione divina con la quale la mente può vedere le cose, il mondo e le persone in una diversa prospettiva. Solo allora aumenta l’amore del cristiano per Dio causando altre lacrime che hanno una più elevata motivazione, essendo lacrime di amore per Dio, lacrime di eros divino. Non sono lacrime per i peccati, visto che l’uomo è convinto che Dio oramai lo ha perdonato. Queste altre lacrime, che portano una gioia molto più grande e una maggiore felicità e pace nell’anima, sono segno di un’alta esperienza di deificazione.

Il prossimo passo raggiunto dall’uomo è quello dell’ apathia (impassibilità), cioè di una vita senza passioni calunniose e debolezze peccaminose. L’uomo rimane pacifico e tranquillo davanti ad ogni assalto esterno, perché ha abbandonato l’orgoglio, l’odio, l’astiosità e i desideri della carne. Questo è il secondo livello della deificazione, la cosiddetta theoria. L’uomo, purificato dalle passioni, è illuminato dallo Spirito Santo e viene deificato. Il termine theoria significa visione. La theoria di Dio significa la visione di Dio stesso. Se una persona vede Dio deve essere deificata. Perciò la theoria di Dio comporta la deificazione dell’uomo. Quando un uomo è davvero interamente purificato e si è offerto completamente a Dio riceve la maggiore esperienza possibile della Grazia divina. Secondo i santi Padri quest’esperienza consiste nella visione dell’increata luce di Dio. Tale luce è esperimentata da coloro che sono molto avanzati nella deificazione. In ogni generazione il numero delle persone che accedono alla theoria è veramente esiguo. I santi di Dio vedono Dio e sono visti da altre persone, con la medesima luminosità con la quale vengono dipinti nelle sante icone. Ad esempio, quando san Basilio il Grande pregava nella sua cella, lo potevano sapere anche altri (quelli che potevano vederlo) poiché la sua persona e la sua cella venivano completamente illuminati dalla luce divina increata, la luce della Grazia di Dio. Un altro esempio lo abbiamo avuto al tempo dell’occupazione turca. I turchi, dopo un’orribile tortura, appendevano i corpi di molti santi neomartiri della nostra fede nelle piazze della città [di Costantinopoli, n.d.t.] per intimidire i cristiani. Molte volte, nell’oscurità della notte, è stata vista brillare attorno ai loro corpi una luce. La luce formava un nimbo così luminoso e distinguibile che i conquistatori ordinarono di togliere i corpi martirizzati perché il fatto attestava la verità della nostra fede. In tal modo, essi hanno cercato di evitare un’umiliazione agli occhi dei cristiani i quali, attraverso questo fatto, capivano che Dio aveva glorificato i suoi santi martiri. La Grazia della deificazione conserva intatti i corpi dei santi e le loro reliquie. In tal maniera quest’ultime possono profumare e operare miracoli. Come dice san Gregorio Palamas, la Grazia di Dio, dopo che si è unita con le anime dei santi, dimora nei loro santi corpi e dona loro grazia. Tale grazia si espande non solo ai loro corpi ma anche alle loro tombe, alle loro icone ed alle chiese a loro dedicate. Questo è il motivo per cui veneriamo e baciamo le icone, le sante reliquie, le tombe e le chiese dei santi, visto che in tutto ciò è presente qualcosa della Grazia di Dio che il santo aveva nella sua anima grazie alla sua unione divina avvenuta attraverso la propria deificazione. Ecco perché nella Chiesa gioiamo della Grazia della deificazione, non solo con la nostra anima ma pure con il corpo visto che sia il corpo che l’anima vengono entrambi glorificati e sono tempio nel quale abita lo Spirito Santo. Questa Grazia profusa dal Dio Santo, l’Uomo-Dio Cristo, è riversata sulla Panaghia, sui santi e raggiunge pure noi, se siamo umili. È certamente utile menzionare che non tutte le esperienze provate dai cristiani sono affidabili esperienze spirituali o di deificazione. Molti sono stati ingannati da esperienze psicologiche o demoniache. Per evitare il rischio d’ inganno e d’influenze demoniache, tutte le esperienze devono essere umilmente esposte al padre spirituale che, con l’illuminazione di Dio, percepirà la loro autenticità o meno e guiderà il fedele verso realtà genuine. In generale, l’obbedienza al nostro padre spirituale è uno degli aspetti più essenziali della nostra vita cristiana, attraverso la quale acquisiamo lo spirito ecclesiale di discepoli in Cristo e legittimiamo la nostra lotta che ci condurrà alla vera unione con Dio.

Nella Chiesa il monachesimo è uno stato particolare di vita, attraverso il quale è possibile raggiungere la deificazione. In esso alcuni monaci santificati vivono elevate esperienze di unione con Dio. La deificazione e la santificazione di questi monaci è una realtà per il bene e l’assistenza dell’intera Chiesa. Molti cristiani, seguendo la Tradizione della santa Chiesa, credono giustamente che la lotta di monaci fedeli abbia un effetto positivo nella vita di ogni cristiano che combatte nel mondo. Perciò, nell’Ortodossia, il popolo di Dio ha una grande riverenza per il monachesimo.

Dopo tutto nella Chiesa noi partecipiamo alla comunione dei santi, abbiamo l’esperienza e la gioia dell’unità in Cristo. Ciò significa che in essa non siamo membra isolate ma un’unità, una fratellanza, una società fraterna, non solo tra noi stessi ma pure con i santi di Dio che continuano a vivere sulla terra o che sono morti. Parimenti, nonostante la morte, non esiste alcuna separazione tra i cristiani. La morte non può separare i cristiani perché sono tutti una cosa sola nel corpo risorto di Cristo. Per questa ragione ogni domenica viene celebrata la santa Liturgia nella quale siamo tutti presenti con gli angeli ed i santi di ogni epoca. Sono presenti pure i nostri parenti defunti a patto che essi siano ovviamente uniti a Cristo. Siamo tutti uniti nel Cristo e comunichiamo fra noi misticamente, non esternamente. Ciò è evidente al momento della Proskomidia [la preparazione del pane e del vino prima della Liturgia, n.d.t.] dove vengono posti sul santo disco (patena), attorno alla parte più grande del pane (che rappresenta l’Agnello Cristo), le porzioni di pane che rappresentano la Panaghia, i santi e i cristiani viventi e defunti. Dopo la consacrazione dei santi doni, tutte queste porzioni sono bagnate nel Sangue di Cristo. Questa è la grande benedizione della Chiesa, perché i suoi membri possano essere in comunione, non solo con Dio ma anche tra loro stessi come membra del suo corpo. Cristo è il capo di questo santo corpo. La vita fluisce dalla testa al corpo. Il corpo, naturalmente, ha membri viventi ma ha pure membri che non hanno tutti la stessa vitalità, non godendo tutti di perfetta salute. La maggior parte dei membri appartiene alla seconda categoria. Ciononostante, la vita, vale a dire il sangue sano, circola da Cristo stesso e dai suoi membri viventi ai membri meno sani e, poco per volta, pure quest’ultimi migliorano nella loro salute e vengono fortificati. Questo è il motivo per cui dobbiamo rimanere nella Chiesa! Così riceveremo salute e vita mentre se ci allontaniamo da essa non avremo alcuna possibilità di ricupero e di vivificazione.

Naturalmente tutto ciò non accade in un istante. Il cristiano-ortodosso deve lottare per tutta la sua vita al fine di raggiungere gradualmente la Grazia di Dio nella Chiesa con umiltà, pentimento e preghiera attraverso i santi Sacramenti, per essere santificato e deificato. È questo lo scopo della nostra vita, la meta più grande. Non ha molta importanza quando otterremo i risultati. Quello che è di gran valore è la nostra lotta che Dio benedice abbondantemente ora e sempre.

 

CAUSE CHE DETERMINANO L’ IMPOSSIBILITA’ DI MOLTI A RAGGIUNGERE LA DEIFICAZIONE

Abbiamo ricevuto la vocazione di unirci con Dio divenendo dei per Grazia. La conoscenza di tale benedizione, in vista della quale il nostro Fattore e Creatore ci ha creati, è sorgente di grande felicità. Eppure, nonostante ciò, viviamo spesso come se questa grande e altissima meta non esistesse. Così la nostra vita è lastricata di errori. Il Dio santo ci ha creato per la deificazione. È naturale che la nostra vita divenga tutta un fallimento se manchiamo tale obiettivo. Accenno di seguito alcuni presupposti che contribuiscono a costruire tale situazione fallimentare.

 

1) L’attenzione alle cose terrene

Lungo l’ arco della nostra esistenza possiamo fare cose molto buone ed eccellenti, studiare, avere una professione, una famiglia, accumulare un capitale, dedicarci alla carità. Quando percepiamo ed utilizziamo eucaristicamente il mondo, dono divino, tutto contribuisce ad unirci a Dio divenendo un percorso di unione con Lui. Tuttavia se non ci uniamo a Dio abbiamo fallito. Tutto è vano. Solitamente le persone falliscono nella loro vita perché sono fuorviate da scopi secondari. Non pongono la deificazione come scopo principale. Sono alienati dalle realtà eterne. Offrono il loro cuore agli scopi secondari e dimenticano che “una cosa sola è necessaria” (Lc 10, 42). Soprattutto oggi, le persone sono sempre occupate in continue attività . e forse questo è un disegno diabolico per ingannarli attraverso di esse . con il risultato di trascurare la propria salvezza. Ad esempio si afferma: “Ora devo studiare e leggere per cui non ho tempo da dedicare alla preghiera, alla frequentazione del culto nella chiesa, alla confessione e alla santa Comunione. Domani devo partecipare a riunioni, consigli, responsabilità sociali e all’adempimento di compiti personali. Com’è possibile trovare tempo per Dio? Il giorno dopo sarò invitato ad un matrimonio e devo affrontare delle preoccupazioni familiari. Con tutto ciò è impossibile dedicarmi alle questioni spirituali”. Così Dio ci sente ripetere continuamente: “Non posso venire. Ti prego di giustificarmi” (Lc 14, 19-20). In tal modo ogni scopo bello e vero perde il proprio valore. Le realtà sopra menzionate hanno un valore reale e sostanziale quando sono fatte con la Grazia di Dio, in altre parole, quando sono fatte per la sua gloria. Hanno un valore reale e sostanziale quando non cessiamo di andare oltre al desiderio e al perseguimento dello studio, della professione, della famiglia e di qualsiasi altra attività e responsabilità buona e santa. Tutto ciò ha un valore reale e sostanziale quando non cessiamo di desiderare la deificazione. Solo allora tutte queste cose trovano il loro reale significato e la loro prospettiva eterna mentre noi traiamo profitto da ognuna di esse. Dio ha detto: “Cercate prima il Regno di Dio, (e la sua giustizia) e tutte queste cose vi verranno date in sovrappiù” (Mt 6, 33). Il Regno di Dio consiste proprio nella deificazione, nell’acquisizione della Grazia dello Spirito Santo. Quando la Grazia divina entra e regna nell’uomo, quest’ultimo è posseduto da Dio. Attraverso coloro che sono deificati, la Grazia di Dio entra nella vita di altre persone generando una comunione nel Regno di Dio. Secondo l’insegnamento dei Padri, nella preghiera del Padre nostro, la frase “venga il tuo Regno” significa “venga la Grazia dello Spirito Santo”. Quando tale Grazia giunge deifica la persona che l’ha invocata.

 

2) Il moralismo

Sfortunatamente, lo spirito moralistico sopra menzionato, cioè il confinamento della vita cristiana ad una semplicistica tensione morale, ha in larga parte negativamente influenzato la pietà e la spiritualità cristiana del nostro paese [la Grecia, n.d.t.]. Tale spirito causato da forti influenze teologiche occidentali ha determinato in molti la fine dell’attenzione alla deificazione. L’insegnamento del progresso morale è antropocentrico perché pone l’uomo al centro della propria vita. In quest’ottica domina lo forzo umano, non la Grazia di Dio, facendoci credere che il risultato della nostra salvezza ci giunge dai nostri principi morali, non dalla Grazia che salva [gratuitamente l’uomo]. In tali circostanze e in questo stato dell’essere, l’uomo si allontana dalla vera esperienza di Dio, giunge a ignorare il vero conforto che nasce dalla presenza divina e nella sua anima non si estingue più la sete per l’assoluto. Questo insegnamento è stato vissuto e si è manifestato come un vero e proprio fallimento poiché non rappresenta lo spirito autentico della Chiesa di Dio. Lo stesso percorso esistenziale è responsabile, in larga misura, dell’ ateismo e dell’indifferenza verso la vita spirituale dell’ uomo. Queste tristi realtà le rinveniamo nelle masse e particolarmente nelle giovani generazioni. Noi, genitori, insegnanti, ecclesiastici ed ogni persona che si impegna nella Chiesa, nelle scuole, nei sermoni e in ogni altra attività, invece di chiacchierare su uno “sterile” progresso morale dell’uomo, dovremo impegnarci a guidare i nostri cristiani verso la deificazione in accordo con lo spirito autentico e l’esperienza della Chiesa! Dopo tutto le virtù, per quanto grandi possano essere, non costituiscono lo scopo della nostra vita cristiana ma sono mezzi e vie attraverso le quali ci prepariamo ad accogliere la deificazione, la Grazia dello Spirito Santo, come san Serafim di Sarov esemplarmente insegnava.

 

3) L’umanesimo antropocentrico

L’umanesimo autonomo come sistema sociofilosofico, staccato ed indipendente da Dio, ha condotto ad una civiltà basata sull’egoismo ed esso stesso è un vicolo cieco molto pericoloso per l’uomo contemporaneo. Tale filosofia mira ad alienarci dalla nostra fede ortodossa nel nome di una cosiddetta dignità e liberazione dell’uomo. Tuttavia a quale maggiore dignità può giungere l’uomo stesso se non a quella della sua deificazione?

 

RISULTATI DI UNA GUIDA SPIRITUALE CHE CONDUCE ALLA DEIFICAZIONE

La nostra Chiesa ortodossa offre una guida spirituale attraverso la sua liturgia, la teologia patristica e il monachesimo. Tale guida è teantropocentrica perché pone al suo centro Cristo, il Dio incarnato. Nella consapevolezza di questa grande meta, la nostra vita viene illuminata da una grande gioia, siamo posseduti da una vera beatitudine. La guida spirituale addolcisce la pena, la fatica e il dolore di ogni esistenza con la prospettiva della deificazione. Quando lottiamo conservando tale prospettiva, se incontriamo un uomo prossimo alla divinizzazione, cambia pure il nostro atteggiamento verso tutti gli altri uomini. Quanto più profonda e significativa dovrebbe essere la guida spirituale da offrire alle nuove generazioni! Dio provvede amorevolmente affinché un padre e una madre, solleciti e rispettosi verso i propri figli, comprendano l’obbligo e la santa missione d’aiutarli a raggiungere la deificazione, a far loro considerare tale scopo per il quale la Grazia di Dio li ha voluti in questo mondo. Naturalmente, come possono essere d’ aiuto i genitori se loro stessi non si orientano correttamente? Anche se possediamo molta stima verso noi stessi, riusciamo ugualmente a capire d’essere creati per quest’ immenso scopo celato agli egoisti e agli atei orgogliosi!

I santi Padri e i teologi della Chiesa affermano che se sottomettiamo la filosofia antropocentrica del nostro egoismo diveniamo persone vere, autentici esseri umani. A partire da ciò ci è possibile incontrare Dio con rispetto ed amore. Anche il nostro prossimo verrà incontrato in maniera da attribuirgli un’alta stima e una vera dignità. Non lo vedremo più come uno strumento di piacere o di sfruttamento ma come l’immagine di Dio destinata alla deificazione. Tanto in quanto rimaniamo chiusi in noi stessi, isolati nel nostro ego, ci riduciamo ad essere individui, non persone. Accompagnati dalla guida spirituale che conduce alla deificazione, con la Grazia di Dio e la nostra sinergia (cooperazione), iniziamo ad amare, ad offrirci sempre di più a Dio e al nostro prossimo divenendo autentiche persone. Queste cose avvengono dal momento in cui troviamo il coraggio di uscire dal nostro isolamento individuale. In altre parole, quando il nostro “ego’’ incontra il “Tu” di Dio ed il “tu” dei nostri fratelli, cominciamo a scoprire la nostra identità smarrita che ritroviamo solo nella comunione della deificazione per la quale siamo stati creati, nella quale possiamo schiuderci e con la quale possiamo raggiungere una gioia e una comunione vicendevoli lontane da ogni forma egoistica. Questo è lo spirito della santa Liturgia dove impariamo a sottomettere il nostro limite e il nostro interesse personale ai quali ci lega il diavolo, il peccato e le nostre passioni. Nella liturgia impariamo ad aprirci fino a giungere ad una comunione in Cristo che non viene meno neppure davanti alle forti esigenze dell’amore e del sacrificio.

La consapevolezza di questa grande chiamata (verso la deificazione), conforta e motiva veramente le persone. L’umanesimo ortodosso della nostra Chiesa è basato su questa grande vocazione che coinvolge tutte le persone e sviluppa già in questa terra tutti i suoi poteri più alti. Quale altro umanesimo, per quanto progredente e liberante possa essere, è così rivoluzionario quanto l’ umanesimo della Chiesa nella quale l’uomo è in grado di divenire dio? Un umanesimo così grande può essere fondato veramente solo nella Chiesa. Specialmente ai nostri giorni, molti cercano di ingannare la gente e particolarmente le giovani generazioni illudendole attraverso falsi umanesimi che, in realtà, mutilano e non appagano. Perciò ha una grande importanza sottolineare la guida spirituale della Chiesa.

 

RISULTATI DI UNA GUIDA SPIRITUALE CHE NON CONDUCE ALLA DEIFICAZIONE

Oggi la gioventù cerca nuove esperienze. È stanca della vita materialistica e della società razionalista che noi genitori le abbiamo consegnato. I nostri figli, come immagine di Dio essendo stati chiamati da Lui a divenire dei per Grazia, cercano qualche cosa oltre gli schemi razionali della filosofia materialistica e gli insegnamenti atei che abbiamo offerto loro. Essi cercano reali esperienze di vita e non si accontentano di parole su Dio. Desiderano avere un’esperienza di Lui, della sua Luce e della sua Grazia. Molti di loro cercano invano e ricorrono a varie soluzioni fittizie pur di trovare qualche cosa oltre alla fredda logica, nell’inconsapevolezza che la Chiesa può aiutarli perché contiene l’esperienza che essi desiderano. Alcuni si avvicinano alla mistica orientale e allo yoga, altri all’occultismo o allo gnosticismo. Ultimamente alcuni sfortunati praticano il satanismo. Per abitudine essi non conoscono limiti. I principi morali, dopo che sono stati castrati e privati del loro unico senso (l’unione dell’uomo con Dio), risultano loro totalmente insignificanti. Perciò stanno estendendosi i tragici avvenimenti derivati dall’anarchia e dal terrorismo. Molta gente vuole impegnare profondamente la sua energia, ma non è in grado di indirizzarla bene perché non ha ricevuto una guida spirituale che la conduce verso la deificazione. Allora si abbandona a ogni eccesso e violenza contro il prossimo. La maggioranza dei giovani, e non solo loro, brucia nell’edonismo e nei piaceri carnali il tempo prezioso, la vita e la forza, donatigli da Dio per impegnarsi nello scopo della deificazione. Sfortunatamente, l’edonismo e i piaceri carnali sono diventati gli idoli contemporanei, gli attuali “dei” che causano grande danno ai corpi e alle anime della gioventù. Spesso tutto ciò accade con la tolleranza dello Stato. Altre persone, vivendo senza ideali, sciupano il loro tempo e qualsiasi opportunità in varie attività che, se non sono dannose, non hanno alcun valore. Altri ancora, traggono piacere dalla grande velocità. Non manchiamo di notare le conseguenze funeste di questa passione quando, abbastanza spesso, avvengono scontri mortali sulle strade. Altri, dopo molti vagabondaggi, si arrendono incondizionatamente ad una diabolica dipendenza verso la droga che, nel nostro secolo, rappresenta una nuova piaga. Recentemente, molti giovani dopo una vita relativamente breve, piena di fallimenti e di delusioni, consapevolmente o meno pongono fine al loro tormento e alla loro vana ricerca ricorrendo alla peggiore forma di disperazione: il suicidio. Tutti questi ragazzi e ragazze che ricorrono ad azioni così irrazionali e disastrose non sono dei vagabondi. Sono giovani, figli sia nostri che di Dio i quali, disillusi da questa società materialistica ed autosufficiente che abbiamo loro consegnato, non riescono a scoprire lo scopo per il quale sono stati creati, la vera ed eterna ragione che non abbiamo loro rivelato facendoli vivere nell’ignoranza. Sono ignoranti proprio riguardo allo scopo più grande della vita umana: la deificazione. Non potendo trovare alcuna pace nella loro ricerca ricorrono disperatamente alle soluzioni sopra menzionate.

 

EPILOGO

Oggi molti “Pastori” della nostra santa Chiesa, vescovi, preti, padri spirituali e fratelli laici, condotti da amore altruista, si dedicano quotidianamente alla guida spirituale dei nostri giovani per condurli alla deificazione. Siamo grati a questi pastori per il loro sacrificio e il loro contributo, per quest’attività che piace a Dio attraverso la quale, con la Grazia divina, le anime per le quali Cristo è morto, vengono salvate e santificate.

Il Monte Athos assiste e sostiene umilmente la Chiesa in questa grande lotta. Il giardino della Madre di Dio [il Monte Athos, n.d.t.] essendo, di fatto, un luogo speciale di santificazione e di pace divina, gode della benedizione della deificazione e vive la comunione con Dio con un’intensa ed evidente esperienza della sua Grazia e della sua luce. Molti dei nostri visitatori, la cui maggioranza è di giovane età, traggono beneficio, vita e fortificazione in Cristo compiendo un pellegrinaggio nell’Athos o mantenendo un legame con esso. In questo modo essi gioiscono per la presenza di Dio nella loro vita, cominciano a capire che l’Ortodossia, la vita cristiana e la lotta spirituale gravitano tutte attorno a questa gioia che dà un grande significato all’esistenza umana. In altre parole, assaggiano qualche cosa del grande dono di Dio all’umanità: la deificazione.

Auguriamo che tutti i pastori, i teologi e i catechisti non dimentichino la guida spirituale della Chiesa verso la deificazione. Attraverso di essa la gioventù e tutti noi nell’ umiltà, riceviamo la benedizione dell’unione divina con la Grazia di Dio in mezzo alla nostra lotta quotidiana per il pentimento e la pratica dei santi comandamenti. Inoltre con questa guida, riceviamo la possibilità di gioire profondamente nella vita presente e di guadagnare la felicità e la beatitudine eterna. Ringraziamo continuamente il Dio Santo per il dono della deificazione che è dono del suo amore. Il Signore vuole e desidera la nostra deificazione. È per tale scopo che è divenuto uomo ed è morto sulla croce: per farci splendere come soli nel Sole, per farci essere come dei in Dio.

 

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