INNO VESPERTINO

 

San Gregorio Nazianzeno, il Teologo

 

 

Questo è forse il migliore carme di Gregorio. La fine del giorno suggerisce al poeta l’idea e il fascino della luce, che domina tutto il testo. Cristo è la Luce: egli illuminò il cosmo nella creazione; egli plasmò l’uomo nella più sublime luce dell’intelletto e nell’immagine di Dio, affinché l’uomo diventi tutto luce, divinizzandosi con la fede e con le opere gradite a Dio e raggiunga il giorno eterno, che non conosce notte. Delicatissimi gli ultimi tocchi; san Gerolamo dice che per il santo anche il sonno è preghiera. Il poeta vuole che il suo sonno sia breve, per non mancare troppo a lungo di far eco al coro perenne degli angeli inneggianti a Dio; anzi, vuole che anche quando il suo corpo dorme, la sua anima vegli a conversare con il Padre e con il Figlio e con il Santo Spirito Dio.

 

 

Te, anche ora, noi benediciamo,

o Cristo, Parola del mio Dio,

luce da luce che non ha principio,

e dispensatore dello Spirito,

triplice luce che in unico

splendor s’aduna.

Tu dissipasti le tenebre

e stabilisti la luce;

e nella luce creasti ogni cosa,

e fissasti l’instabile materia

nelle forme del cosmo

e nel presente bell’ordine.

Tu illuminasti la mente dell’uomo

con la ragione e la sapienza,

offrendo anche quaggiù un’immagine

dello splendor dell’alto,

affinché con la luce l’uomo veda la luce,

e diventi tutto luce.

Con lumi vari

illuminasti il cielo.

Alla notte e al giorno

comandasti d’alternarsi in pace,

rendendo onore alla legge

del fraterno amore.

Con la notte dai tregua alle fatiche

della molto travagliata carne;

e col giorno svegli al lavoro

e all’opere a te gradite,

affinché, fuggendo le tenebre,

ci affrettiamo verso il giorno,

quel giorno che mai non dissipa

oscura notte.

Tu fa’ che scenda leggero

il sonno sulle mie palpebre,

affinché non troppo a lungo

giaccia la lingua senza lodarti;

e cessi di far eco al coro degli angeli

la tua creatura.

Insieme a te il letto induca

a pie meditazioni;

non rimproveri la notte

qualche sozzura del giorno;

né vani sogni mi turbino,

scherzi della notte.

La mente, invece, pur senza il corpo,

con te parli, o Dio,

e con il Padre e con il Figlio

e col Santo Spirito,

cui sia onore, potenza e gloria

per i secoli. Amìn.

 

 

da: Carmi autobiografici, XXXII, in MG, XXXVII, 511-513.

 

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