Che cos’è la Krsna Slava?

 

di un prete della Chiesa serba

 

 

In realtà la Slava serba è assieme una festa di compleanno di onomastico della famiglia nello spirito del nostro Signore Gesù Cristo e nello Spirito della nostra santa Fede cristiana ortodossa. Per questa ragione, il termine “Krsno Ime” è ancora più appropriato al suo significato La Slava è la festa del nome del Santo Patrono. Per il popolo Serbo, la Slava è antica quanto il cristianesimo stesso. Nessuna nazione cristiana ha questo tipo di celebrazione, tranne gli ortodossi serbi. Nella sua importanza per una famiglia serba, la Slava viene subito dopo la Pasqua e la Natività. I missionari cristiani ortodossi che convertirono i serbi alla santa Fede ortodossa cristianizzarono anche le loro consuetudini. Divenendo cristiani ortodossi, i serbi accettarono il santo o i santi del giorno in cui venivano battezzati. L’esempio vivente del Santo Patrono dava a chi lo celebrava sicurezza, persistenza, senso di protezione, sostegno e incoraggiamento al bene nella propria vita. Per renderlo spiritualmente ancor più vincolante, la santa Chiesa ortodossa, che è essa stessa la Comunione dei Santi e il corpo in cui Cristo dimora attraverso i Santi Patroni, rende la famiglia parte di tale comunione in un modo più diretto e tangibile.

 

Per quanto riguarda la cultura serba, la Slava è un elemento unico e ininterrotto attraverso tutta la storia del popolo serbo ortodosso. Poiché i serbi si trovano in una regione geografica tra l’Oriente e l’Occidente, tra culture a loro aliene (islam e cattolicesimo romano), e sono stati sottoposti per secoli alla schiavitù, la Slava è divenuta per i serbi una festa spirituale identificata con il proprio nome e la propria esistenza. Nella storia del popolo ortodosso e serbo, la Slava ha arginato con successo il proselitismo cattolico romano, le persecuzioni dall’Occidente, e la schiavitù religiosa e la brutalità dell’islam per secoli.

 

L’osservanza della Slava è compiuta anche da organizzazioni culturali e sociali, città, e perfino da unità militari. Insieme ai parenti, si riuniscono in quel giorno amici e conoscenti; la casa è aperta a TUTTI quelli che arrivano. Le emozioni di quanti celebrano si caricano delle motivazioni più nobili. Essi sono pronti e desiderosi di accogliere e offrire il meglio in termini di amicizia, cibo e bevande, e tutto si prepara in spirito di preghiera. Il padrone di casa per quel giorno non si siede. Il suo dovere è di dare il benvenuto e servire: “Da sluzi Krsno Ime”. Ci sono molte belle forme di “zdravica” (brindisi) che in questo giorno si pronunciano e si ascoltano, con il padrone di casa e gli invitati che invocano le benedizioni di Dio e dei Santi ortodossi e si scambiano i migliori auguri a vicenda, è un giorno di grande esultanza spirituale.

 

Nella casa si trovano una candela, lo “slavski kolach” (pane) e il “koljivo” (frumento) sul tavolo, e l’icona del Santo Patrono sul muro orientale di una delle case, con una lampada votiva (“kandilo”): questo è l’altare di famiglia. Viene accesa la candela della Slava (“sveca”), che brucia in onore e memoria del Santo Patrono: la candela non viene mai spenta con un soffio, ma si estingue la fiamma con un poco di vino. Lo stesso bicchiere di vino viene quindi fatto passare tra i familiari, e ognuno ne prende un sorso, simbolizzando così la continuità della Slava. Il “kolach” (pane) simbolizza Cristo e la sua presenza (il Pane della Vita), mentre il “koljivo” (frumento) viene servito in onore dei membri deceduti della famiglia, che sono stati menzionati durante il rito del taglio dello “slavski kolach”. Così la generazione presente si collega a quella precedente e a quelle che verranno. Il profumo dell’incenso riempie la casa, portando ai nostri sensi la sensazione di questa occasione unica e festiva Tutti i presenti diventano uno, e la personalità di ciascuno dei presenti, corpo, anima e spirito, vi partecipa in pieno.

 

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