Il neomartire Evgeny Rodionov, il soldato

23 maggio

 

 

Evgeny Aleksandrovich Rodionov era nato nel villaggio di Satino-Russkoye, vicino a Podolsk, Mosca Oblast. Quando aveva undici anni la nonna gli regalò una piccola croce legata ad una catenina. Il piccolo Evgeny avrebbe voluto portarla a scuola per farla vedere ai compagni, ma la madre glielo impedì, perché le autorità sovietiche vigilavano le scuole e controllavano le abitudini degli studenti. Alcuni anni dopo fu ferma volontà di Evgeny diventare cristiano, e indipendentemente da ciò che pensavano i suoi familiari si fece battezzare. Nel 1995 andò a prestare servizio nelle Forze Armate della Federazione Russa. Come tanti giovani della sua età fu destinato a svolgere il servizio sul fronte Ceceno. Caduto prigioniero, insieme ai suoi compagni d’armi, fu sottoposto per tre mesi ad orribili torture. Il giorno del suo diciannovesimo compleanno i guerriglieri Ceceni misero Evgeny di fronte alla scelta tra la vita e la morte, chiedendogli di rinnegare la propria fede cristiana ortodossa e la propria patria, e abbracciare l’islam, in cambio avrebbe avuta salva la vita. Ma Evgeny rimase fermo nella fede in Cristo. Allora il bandito ceceno estratta una lama affilata lo sgozzò come un agnello, tranciandogli infine la testa. Con lui allo stesso modo furono uccisi anche i suoi compagni d’armi: Igor, Andrea e Alessandro. Anche loro avevano rifiutato di convertirsi all’Islam. Era il 23 maggio 1996, festa dell’Ascensione del Signore.

 

Lubov Rodionova,
madre di Evgeny

 

Di seguito riportiamo alcune testimonianze sulla vita e sul martirio di Evgeny, tra cui quelle rilasciate ai giornali da Lubov Rodionova, sua madre.

 

“Evgeny era nato 30 minuti dopo mezzanotte, il 23 maggio 1977. Il suo parto non è stato difficile. Era un bambino sano e buono, il suo peso era 3900 grammi. Ero così sollevata, quando ho sentito il suo primo grido. Era come se stesse cercando di dire: “Sono venuto in questo mondo, amami!”. Guardai accidentalmente la finestra. Era buio, e improvvisamente ho visto una stella cadente. Andai via impallidita, il mio cuore si mutò in un piccolo pezzo freddo. I medici cercarono di convincermi che era un buon segno. Mi dissero che una stella cadente era un segno di buona vita per il mio bambino. Tuttavia, ho dovuto convivere con un senso di qualcosa di pericoloso che stava venendo su di noi. Il tempo me lo fece dimenticare, ma dovetti ricordare il segno ai 19 anni”.

 

 

La stampa patriottica Russa ha già raccontato circa l’atto eroico di un soldato russo di 19 anni, Evgeny Rodionov. Questo ragazzo si è ritrovato prigioniero dei Ceceni nel 1996. Egli non ha rinnegato né la sua patria né la sua fede. Non si tolse la sua croce, neanche nel momento più difficile delle bestiali torture. Evgeny è stato decorato con l’Ordine del Coraggio (Орден Мужества). Donazioni da parte della gente hanno permesso di mettere sulla sua tomba una croce ortodossa alta due metri. La gente viene a visitare la sua tomba dai luoghi più lontani della Russia. Sua madre, Lubov Rodionova, dice che l’atteggiamento della gente cambiò l’intera sua consapevolezza della vita. Un veterano della Seconda Guerra Mondiale, venne una volta a visitare la tomba di Evgeny. Prese la sua decorazione militare – la Medaglia Bravery – e la poggiò sulla pietra tombale.

La biografia di Evgeny Rodionov è stata pubblicata in un libro che è uscito nel 2002. Il libro è stato intitolato “Il nuovo martire di Cristo, il soldato Evgeny”[1]. Questo non è propriamente un libro, ma un libretto, che è stato scritto dal sacerdote Alexander Shargunov. Tuttavia, sappiamo poco riguardo ai pensieri intimi di Evgeny, i suoi sentimenti, le emozioni, o di ciò che ha dovuto passare durante i tre mesi di inferno ceceno. Molte cose restano un mistero. Lubov Rodionova ha condiviso il suo pensiero con il sacerdote riguardo all’infanzia di suo figlio, i suoi interessi a scuola, il suo atteggiamento nei confronti del servizio militare. Ha anche condiviso i suoi pensieri più orribili – circa la notizia della sua presunta diserzione dall’esercito[2], e quelli che son seguiti alle notizie successive.

 

 

Il Diciottenne Evgeny Rodionov fu preso prigioniero con altri tre soldati durante la notte del 14 febbraio, non lontano dalla zona cecena di Galashki. I ragazzi erano arrivati dalla regione di Kaliningrad. Essi pattugliavano la frontiera fra le repubbliche di Cecenia e Inguscezia. La loro postazione di controllo e di registrazione si trovava a circa 200 metri dalla linea di sicurezza. La postazione consisteva solo una piccola cabina, senza un filo di luce o di comunicazione. La cabina non aveva nemmeno un supporto militare, nonostante si trattasse di una cabina sola su una strada di montagna che veniva utilizzata per il trasporto di armi, munizioni, prigionieri, droga e così via. Le guardie di frontiera fermarono un’autoambulanza per controllarla. Più di dieci Ceceni armati uscirono fuori dal veicolo. Inutile ricordare che era molto facile per loro affrontare giovani soldati inesperti. I ragazzi opposero resistenza come poterono, ma l’esito della lotta era evidente prima del suo inizio. Lubov Rodionova ritiene che fondamentalmente questo incidente sia avvenuto a causa della negligenza degli ufficiali. “La prigionia è sempre stata considerata la cosa più orribile che può mai accadere ad una persona. Essa implica il non avere alcuna libertà, ma unicamente torture e umiliazioni. L’esperienza ha dimostrato che la prigionia cecena è la cosa più orribile, più barbara e disumana che possa mai accadere”, dice Lubov Rodionova.

Non appena seppe che suo figlio era prigioniero della guerriglia cecena, iniziò a cercarlo in tutta la Cecenia per nove mesi. Ella dovette passare attraverso ogni orrore immaginabile. “Penso che Dio stesse vegliando su di me. Camminavo a piedi lungo le strade minate, ma non ho fatto un passo su una bomba. Lui mi ha protetto dai bombardamenti, non volevo morire, perché il mio compito era quello di trovare mio figlio, per seppellirlo nella sua terra natale, secondo le tradizioni cristiane. Ho capito ciò recentemente. Quando camminavo lungo quelle strade militari, stavo in silenzio, pregando Dio nel mio cuore”.

I Banditi Ceceni uccisero Evgeny Rodionov il 23 maggio 1996 nella zona cecena di Bamut. Le truppe russe occuparono il paese il giorno dopo. Lubov Rodionova apprese della morte di suo figlio solo nel mese di settembre. Dovette mettere un’ipoteca sul proprio appartamento, al fine di trovare il corpo di Evgeny e per portarlo via insieme con i corpi dei suoi amici uccisi. Un uomo ceceno accettò di mostrarle il posto dove Evgeny era sepolto. Dovette pagargli molti soldi per questo. “Quando sono venuta in Cecenia a metà del mese di febbraio, un soggiorno privato costava dieci milioni di rubli. Questo prezzo era di 50 milioni nel mese di agosto. A un mio amico è stato detto di pagare 250 milioni di rubli per il figlio, in quanto era un ufficiale. Era notte, quando io e alcuni esploratori andammo a scavare la buca in cui erano stati gettati i corpi di quattro soldati Russi. Stetti tutto il tempo a pregare, sperando che il mio Evgeny non si fosse trovato lì. Non potevo e non volevo credere che lui fosse stato ucciso. Quando i resti erano stati portati fuori, ho riconosciuto i suoi stivali. Tuttavia, rifiutavo ancora di accettare il fatto della sua morte, fino a quando qualcuno trovò la sua croce. Allora sono svenuta”.

Evgeny Rodionov è stato assassinato da Ruslan Khaikhoroyev. Questo bandito ha confessato di essere stato lui. “Tuo figlio aveva avuto una scelta per rimanere in vita. Avrebbe potuto convertirsi all’islam, ma lui non ha accettato di togliersi la sua croce. Ha anche cercato di scappare una volta”, ha detto Khaikhoroyev (alla madre di Evgeny). Il guerrigliero è stato ucciso insieme alla sua guardia del corpo il 23 agosto 1999, in uno scontro tra gruppi armati ceceni. Dopo che Lubov Rodionova tornò a casa, il padre di Evgeny morì, cinque giorni dopo il funerale. Non poté sopportare la perdita di suo figlio.

L’Arciprete Dmitry Smirnov, vicepresidente del dipartimento per la cooperazione con le Forze Armate del Patriarcato di Mosca, dice che Evgeny Rodionov sarà sicuramente canonizzato. L’istruttoria necessaria è già stata fatta, anche se sono necessarie maggiori informazioni circa la sorte di Evgeny. Padre Dmitry ha detto che Evgeny sarà canonizzato, non appena i dati saranno stati raccolti.

Un segno in memoria delle coraggiose guardie di frontiera russe è stato posto all’ingresso della scuola, dove (Evgeny) ha studiato. È stato anche girato un documentario su di lui. La scritta sulla croce posta sulla tomba di Evgeny dice: “Il soldato russo Evgeny Rodionov è sepolto qui. Ha difeso la sua patria e non ha rinnegato Cristo. Egli è stato giustiziato il 23 maggio 1996, alla periferia di Bamut”.

 

 

                 

 

 

“Sappiamo che è dovuto passare attraverso sofferenze orribili, durate a lungo che potrebbero essere paragonate a quelle dei grandi martiri nei tempi antichi. Questi furono decapitati, smembrati, ma sono rimasti comunque fedeli a Gesù Cristo”, ha detto il sacerdote Shargunov Alexander durante la liturgia delle esequie in memoria di Evgeny Rodionov[3].

 

 

In seguito Lubov Rodionova ha detto: “Non c’è nulla di più terribile per una madre che perdere un figlio. Ma il fatto che lui si è dimostrato un vero cristiano è una grande consolazione per me. Se lui avesse negato Cristo, l’Ortodossia, la Russia, la madre io non avrei potuto sopportarlo… Il giorno che ricorda il martirio di mio figlio molta gente si è radunata presso la sua tomba. C’erano alcuni preti, giornalisti, scrittori e molta gente comune. Sono rimasta molto colpita: perché è qui questa gente? Cosa vogliono? Perché si sono radunati qui degli uomini importanti per ricordare un ragazzo sconosciuto, che non ha salvato nessuno, che non ha abbattuto nessun aereo? Era presente anche un veterano della Seconda Guerra Mondiale. Si è levato la sua medaglia al valore e l’ha posta sulla tomba”[4].

La signora Rodionova ha donato la piccola croce del figlio, quella che il martire aveva rifiutato di togliere, alla Chiesa di San Nicola in Ordinka di Mosca. Evgeny l’aveva ricevuta dalla nonna quando aveva undici anni e non l’aveva più tolta, non la tolse nemmeno per salvarsi la vita terrena, ottenendo così la corona celeste.

Un poema intitolato “La Croce”, composto in onore del martire descrive la scena dei Ceceni che ridendo decapitavano il giovane soldato dopo che lui li aveva sfidati: “Montagne pure nello spazio immenso, pendii coperti d’azzurri fiori. Rifiutando di rinunciare a Cristo, il soldato della Russia è caduto. E la sua testa rotolò, il sangue fluì dalla sciabola, e l’erba vermiglia sussurrò una preghiera cheta nella sua funebre veglia”.

Il processo di canonizzazione del neomartire Evgeny il soldato sembra stia volgendo al termine, e si auspica che la Chiesa Ortodossa Russa ratifichi in modo ufficiale una canonizzazione già effettuata dal santo popolo di Dio, annoverando al più presto nel numero dei santi questo suo figlio, degno di ricevere posto tra i neomartiri di Russia del ‘900 e tra i martiri di Cristo di ogni tempo e di ogni luogo. Numerosi sono i miracoli operati per intercessione del martire Evgeny, di cui la gente è testimone, non ultimo l’effusione di myron da una sua immagine durante una processione. Una Chiesa in nome di Evgeny è in fase di costruzione in Hankala, vicino Groziniy.

 

 

 

 

Hai bellamente portato a termine le lotte, o Eugenio,

così chiamato in vista di ciò che con le opere saresti stato.

Imitando i neomartiri di Russia, hai reso candida la tua anima

con le bellezze dei combattimenti e la lucentezza dei tormenti,

hai condannato al vituperio il pensiero ateo degli iniqui

e dissipato la caligine dell’inganno con la divina potenza.

 

I tuoi martiri, Signore, con la loro lotta

hanno ricevuto da te, nostro Dio, le corone dell’incorruttibilità:

con la tua forza, infatti, hanno abbattuto i tiranni

ed hanno anche spezzato le impotenti audacie dei demoni.

Per le loro preghiere, o Cristo Dio, salva le anime nostre.

 

 

 

Traduzioni e testo a cura di E. M., per © Tradizione Cristiana;
Maggio 2009.

 

[1] Il libretto è stato pubblicato con la benedizione di Sua Santità il patriarca Alessio II, di eterna memoria.

[2] Dopo la cattura dei giovani soldati, i loro ufficiali responsabili dell’accaduto, per sfuggire alle proprie colpe dichiararono falsamente che i giovani avevano disertato.

[3] Il testo fin qui riportato è traduzione dellarticolo di: Sergey Stefanov, Russian Soldier Goes Through Chechen Captivity Hell, PRAVDA.Ru

[4] Dall’articolo: La Chiesa Ortodossa e la Cecenia: i nuovi martiri per Cristo, Settegiorni.

 

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