Sulla Penitenza

 Teofilo di Alessandria


Discorso del nostro santo padre apa Teofilo arcivescovo, pronunciato sulla penitenza e l’astinenza, e che l’uomo non deve aspettare a pentirsi che lo raggiunga il momento finale.


 
La penitenza: sua personificazione

1. Disse il profeta: «Le mie lacrime furono per me pane giorno e notte»[1] ed ancora: «Un cuore che persevera nella purezza, Dio non lo rifiuterà»[2]. Ora dunque, fratelli, affliggiamo la nostra anima con i digiuni, dando i nostri corpi alla morte con grandi tormenti, finché diventiamo amici dell’angelo della penitenza, affinché egli si faccia strada fino a noi. I santi diedero i loro corpi alla morte per vincere l’avversario, secondo ciò che è scritto: «A causa tua ci uccidono tutto il giorno; ci hanno conside­rato pecore da macellare»[3]; e l’Apostolo ci insegna: «Mortificate le vostre membra che stanno sulla terra: la fornicazione, l’impurità, le passioni, i desideri malvagi»[4].  2. Se noi ci daremo al dolore con digiuni e preghiere e veglie, e crocifiggeremo il nostro corpo e la nostra anima, anche noi potremo rallegrarci proclamando col salmista Davide: «Mi hai esaminato e non hai trovato ingiustizia in me»[5]. Allora l’angelo della penitenza verrà ed estirperà le erbacce cattive che il diavolo ha seminato in noi e pianterà al loro posto i frutti dello spirito, secondo ciò che disse l’Apostolo; «Il frutto dello spirito è l’amore, la gioia, la pace, la tolleranza, la purezza e le cose che ne conseguono»[6].  3. Allora verrà la penitenza e abiterà in noi e riempirà tutte le nostre membra e ci purificherà da tutti i nostri peccati e brucerà in noi ogni superbia ed ogni ira ed ogni cattiveria ed ogni malvagità ed ogni pensiero cattivo, e costringerà le virtù a venire ad abitare nella nostra anima, e pianterà ciascuna di esse al posto di quelli. Allora essa estirperà l’ira e pianterà al suo posto la tolleranza, estirperà la superbia e pianterà al suo posto l’umiltà, estirperà l’inimicizia e pianterà al suo posto la pace, caccerà l’invidia e l’odio e li manderà via da noi e farà sì che la pace e l’amore facciano corona sulla nostra testa, toglierà da noi la neghittosità e il dubbio e ci sveglierà alla preghiera alle veglie ai canti alle salmodie e alle odi spirituali[7].

4. Vedete dunque o fratelli quanti frutti la penitenza faccia abitare nell’uomo che si penta: essa fa sì che tutte le membra diano frutti come un albero che fiorisce sull’acqua. O penitenza, grandi sono le tue consolazioni: nel tuo dolore vi è la gioia e nelle tue lacrime vi è la contentezza. I frutti della penitenza sono pieni della potenza dello spirito. Infatti l’uomo che si pentirà, anche se rimarrà silenzioso, i frutti della penitenza saranno manifesti sul suo viso.  5. Tu sei bella, o penitenza, nella tua pazienza serafica e nelle tue parole quiete. Nel tuo aspetto tu sei pudibonda davanti a ciascuno. Tu infatti sei colei che ha guidato tutti i santi alla lotta delle sofferenze. Sorgete dunque o miei cari e adornate la penitenza con gli ornamenti dei vostri digiuni e ungetela con il profumo delle vostre preghiere ed incoronatela con l’umiltà delle vostre lacrime, affinché quando tutte le altre virtù vedano l’aspetto dell’ornamento di cui voi vi siete adornati, esse si radunino tutte insieme e vengano a danzare nelle vostre anime; e quando esse abiteranno in voi, vi renderanno senza peccato.

 6. Dove sono dunque ora la negligenza e la pesantezza del corpo? Dove sono le confusioni delle passioni ed i pensieri impuri e tutte le cattiverie? Dove sono le invidie e gli odii e le inimicizie? Dove sono le ire e le malvagità? Dove sono le superbie e le parole aspre? Dove sono le fornicazioni e le impurità e gli adulteri? Dove sono le vane glorie e gli abiti eleganti? Dove sono le prodigalità e i cibi e le bevande e le ubriacature? Dove sono gli ozii e le urla sconce? Chi non vorrà farsi amico della penitenza e divenire estraneo a tutti questi vizi che chiudono gli occhi del nostro cuore, affinché vediamo la luce meravigliosa? La penitenza infatti fa sì che l’uomo metta le ali come un uccello e lo fa volare in alto per mezzo delle sue virtù.  7. Chi si pente infatti pratica coraggiosamente l’ascesi con la fame e la sete, guardando soltanto ai beni del cielo che durano in eterno. Perciò dunque o miei cari umiliamo il nostro corpo con digiuni e preghiere e veglie, affinché partecipiamo delle promesse che sono nel cielo, secondo che disse: «Voi siete coloro che hanno sopportato con me le mie tentazioni, ed io fonderò ciò con voi, come mio Padre fondò con me un regno, affinché mangiate e beviate con me alla tavola mia nel mio regno»
[8]. Riconosciamo dunque o fratelli l’onore della penitenza, e riconosciamo le grazie che essa ci da.

 8. O penitenza che fosti cibo per coloro che stanno nella fame, e fosti fonte di acqua di vita per coloro che stanno nella sete! O penitenza, consolazione di coloro che sono nella veglia che li consoli dei frutti delle loro pene! O penitenza le cui lacrime sono un piacere e profumo per gli angeli di Dio! O penitenza, aiuto per coloro che hanno disperato! Consideriamo l’amicizia che essa strinse con gli uomini di Ninive quando essa batté alla loro porta amorevolmente
[9]: come essi si affrettarono ad aprirle con grande umiltà e con lacrime e con abiti di sacco — non solo gli uomini ma anche le bestie essendo vestite di sacco. Dopo che Dio onnipotente buono e misericordioso e filantropo vide quali grandi frutti provenivano dalla penitenza prostrata di fronte al trono del misericordioso, non solo revocò la sua sentenza, ma addirittura rese non veritiere le parole del profeta Giona e non distrusse la città.
 

Che cosa rendiamo alla penitenza

9. Ora dunque o miei cari non abbandonate la penitenza. Chi infatti potrete trovare che vi adorni nei vostri patimenti come la penitenza? Ma diamo a lei lodi in cambio dei beni che essa ci ha recato dall’alto. Quali sono i beni che essa ci ha recato dall’alto? E quali sono i beni che noi daremo a lei? (Essa ci ha dato) il digiuno e la preghiera santa, essendo le nostre mani distese e il nostro cuore innalzato. Voi date ad essa l’umiltà e i lamenti con i quali gli angeli diventano amici dell’uomo. Date ad essa le lacrime che evitano le punizioni della Geenna. Date ad essa la fede e la speranza che avvicinano l’uomo a Dio. Date ad essa la misericordia e l’amore reciproco e la compassione, che cancellano una gran quantità di peccati ed anche li esentano dal giudizio.  10. Quindi dopo tutti questi beni di tal genere procuriamo che nessuno ci inganni e ci riconduca di nuovo alla sozzura del peccato dopo il pentimento, come i cani che tornano su ciò che hanno mandato fuori e vengono odiati[10]. Ma io vi esorto miei cari affinché stiate sempre sul chi vive e non lasciate che alcuno rubi qualcosa dei vostri tesori. Infatti cospirano sempre contro di noi i nostri nemici e i ladri tendono continuamente insidie al luogo dove abbiamo le sostanze. Ma finché, o miei cari, lo Spirito Paracleto veglia su di noi con benevolenza, spargiamo le nostre lacrime a Dio continuamente, affinché esse siano per noi ambasciatrici davanti a noi prima che usciamo dal corpo.

 

 

Pentirsi prima della fine

 

11. Pentiamoci finché ne abbiamo la possibilità, e i santi ci sono collaboratori nella preghiera. Non aspettiamo che ci rinchiudano, a cercare il pentimento, altrimenti non lo troveremo. Non cadiamo nelle pene, cosicché non veniamo ascoltati nell’al di là. Non cadiamo in mano agli impietosi, cosicché ci affliggiamo a urlare senza che veniamo sentiti. Non lasciamo che ci gettino nella Geenna a cercare il pentimento: non vi è pentimento in quel luogo. Ci risponderanno e ci diranno gli angeli punitori con ira e insulti: «Perché gridate invano? Questo non è il luogo per invocare. Vi hanno detto ciò che avete fatto, vi hanno letto ciò che avete udito».  12. I santi si sono stancati di invocare Dio per noi dicendo: «Ci siamo affaticati a gridare; la nostra gola è rauca». Allora gli angeli dell’ira che sovrintendono alle punizioni legano le mani dei peccatori e le gettano nei tartari dell’inferno e moltiplicano le torture. E anche se ci affatichiamo a piangere, chi mai ci ascolterà? O chi avrà misericordia di noi in quel luogo? O chi riceverà da noi le nostre lacrime e le porterà ai luoghi della misericordia? O chi dei santi si inginocchierà di fronte a Dio per le nostre sofferenze e per la disgrazia nella quale saremo, se saremo morti senza pentirci dei nostri peccati?  13. Le cose a cui non avremo provveduto qui finché siamo vivi, dove le potremo trovare, affinché ci aiutino nell’al di là? Né oro, né argento, né vigneti, né altri possedimenti potranno esserci d’aiuto nell’al di là; né alcun padre visiterà il figlio nell’al di là, né alcuna madre visiterà la figlia, né alcun figlio potrà aiutare i suoi genitori né alcun fratello potrà aiutare il proprio fratello. Nessuno di costoro potrà essere di salvamento alla nostra misera anima, ma ciascuno dovrà assumere il proprio carico nelle punizioni nelle quali si troverà. Ed inoltre disse a suo tempo il Salvatore: «Colui che ama il padre e la madre più di me non è degno di me; e chi non dimenticherà il proprio figlio e la propria figlia e prenderà la sua croce e mi seguirà, non è degno di me e non erediterà il regno dei cieli»[11].

 

 

La morte è terribile, a) Paolo


14. «O quanto è terribile cadere nelle mani del Dio vivente nel momento della nostra morte!»
[12]. Ci spiega queste parole l’Apostolo santo dicendo: «Misero me uomo, chi potrà salvarmi dal corpo di questa morte?»[13]. O grande terrore e grande patimento che sopraggiungerà ad ogni anima nel momento che le disgiungeranno dalle nostre membra, nel momento in cui la grande nuvola tenebrosa calerà su di noi, accecando i nostri occhi, stendendosi al di sopra di ogni luce del nostro animo! Lo spavento per coloro che vengono verso di noi ed il terrore del loro aspetto sono già troppo per noi, con lo spavento della loro immagine e lo stridore dei loro denti e l’ira dei loro occhi e il tremore delle loro membra e l’avanzare dei loro piedi e il ruggire delle loro labbra e tutto il loro modo di essere crudeli verso di noi volendo divorarci.  15. Quando ci vedremo tutte queste cose di fronte, che cosa diremo, che cosa riferiremo, come parlerà la nostra bocca? Dove potremo fuggire, in quale luogo potremo nasconderci? Non è possibile infatti sfuggire alle loro mani né vi è la possibilità di rifugiarsi da nessuna parte che sia lontana dallo sguardo di Dio. È scritto infatti: «Dove fuggirò fuori della tua vista o dove fuggirò fuori del tuo spirito?»[14]. Impariamo dunque quale è la medicina per questo grande male e che cosa ci riparerà da questa piaga di tal genere. Né l’oro né l’argento né gli averi né la ricchezza; nulla infatti di tutto ciò potrà guarirci, né tutto il mondo con ciò che contiene ci sarà d’aiuto. Non troveremo infatti la medicina che ci curi se non nella preghiera e nel digiuno e nella purezza. Questo genere di cose potrà proteggerci nel giorno della nostra necessità.

 

 

La morte è terribile, b) Gesù

 

16. Ricordiamoci del Signore del tutto Gesù, figlio del Dio vivente, colui che fece ogni spirito e i cieli e la terra, il mare e i fiumi. Il Signore di ciò che è nei cieli e di ciò che è sulla terra, colui a cui solo appartiene la potenza, egli che sta nel Padre ed il Padre sta in lui, proprio lui grida dicendo: «Padre mio proteggimi in quest’ora»![15], ed anche: «Padre mio se è possibile che passi da me questo calice, tuttavia sia fatta la tua volontà, non la mia»[16]. E pregava per tre volte dicendo: «Se ciò è il tuo volere, che sia fatto». Considerate queste terribili parole che disse il Signore del tutto, senza che avesse paura della morte. Egli infatti ha il potere sulla morte, egli ne è Signore, ma poiché è un Dio che sta nella gloria altissima assunse la forma umile umana per gustare la morte per l’universo — cosa che non gli competeva — e per essere consegnato nelle mani dei peccatori. Perciò egli rese ognuno consapevole che grande è il patimento della morte, che sopraggiungerà per ogni anima umana al momento della sua morte.  17. Quel giorno infatti è un giorno di sofferenza e patimento e pianto, finché non supereremo quel grande pericolo pieno di terrore. Se non ci saremo posti il pentimento come collaboratore fino alla fine, non ce lo troveremo accanto in quel momento e non potremo chiamarlo di fronte a Dio padre della, bontà in modo che ci salvi da tutte quelle sofferenze e quei patimenti che ci sovrasteranno, e ci tolga dalle mani di quegli angeli crudeli senza misericordia. Se non ci saremo posti l’umiltà come collaboratore, essa non continuerà a prostrarsi davanti a Dio affinché egli ci invii gioiosamente nel seno dei santi nella terra dei viventi. Se non ci saremo posti l’amore come collaboratore, esso non continuerà a invocare il padre misericordioso della misericordia affinché ci invii gioiosamente nei luoghi beati della Gerusalemme del cielo e ci consegnino come dono dell’amato.

 

18. Se non avremo alcuna di queste cose che sia come un nostro collaboratore, sappiate che anche se ci affaticheremo a urlare nelle punizioni, piangendo miseramente, nessuna misericordia ci sarà per noi, ma gli angeli aguzzini si adireranno con noi e ci rimprovereranno senza misericordia e ci puniranno sempre più, poiché essi non hanno la pietà per avere misericordia delle anime, ma sono inflessibili ed impietosi. Il loro compito è proprio quello di torturare le anime dei peccatori. O, terribile è cadere nei luoghi che non si visitano, secondo ciò che è scritto: «Colui che non ha timore sarà nei luoghi dove non lo visita l’eternità»[17].  19. Oh quale mai miseria toccherà a coloro che portano su di sé il nome santo di sacerdoti e di monaci, ma disprezzano i comandamenti di Dio! I peccatori che stanno nelle punizioni li rimprovereranno e diranno loro: «E sia, noi abbiamo peccato perché eravamo nelle preoccupazioni delle cose della vita; ci perdemmo nell’errore della materia. Voi invece che cosa fate qui nelle punizioni senza requie? Forse che voi non portavate l’abito della pietà nel mondo?». O, grande è quella vergogna, e non avrà fine, ma dura in eterno. Che non accada o miei cari che Dio permetta che questa grande disgrazia ci colga, ma combattiamo piuttosto con tutta la nostra forza affinché ci procuriamo la grande gloria di quel luogo, della quale tutti i santi sono rivestiti. Pregate o miei cari che noi la riceviamo, poiché è una gloria che dura in eterno.

 

 

Occorre pentirsi

 

20. Pentiamoci dunque o miei cari e miei fratelli, e seguitiamo a piangere sempre di fronte al Salvatore, finché la sua voce ci raggiunga gioiosamente: «I vostri peccati vi sono perdonati»[18]. Infatti il pianto del pentimento consente alla pietà di Dio di vegliare su di te e di avere misericordia di te. Il pianto del pentimento fa sì che lo Spirito Santo entri nell’uomo e abiti in lui. Per mezzo del pianto del pentimento Dio ti rinnova e ti restituisce purificato il frutto le tue sofferenze. Non vi è infatti pianto senza conversione; non vi è conversione per coloro che trascorrono la loro vita nelle cattive parole e nelle chiacchiere; né il pentimento abita nell’uomo che è nutrito nell’inganno, ma per mezzo della sofferenza del digiuno e della sete della carne il tuo cuore si umilia e tu cerchi il pentimento e gemi per i tuoi peccati.  21. Ora dunque o miei cari prendiamoci cura della nostra vita in ogni momento, finché siamo invitati dal Signore ad essere fedeli. Guardate quante pene il nostro Signore e nostro Salvatore Gesù patì per noi. Quale mai male infatti egli fece, o quale fra tutte le creature potrebbe accusarlo di un peccato? Eppure egli patì tutte quelle cose proprio per noi peccatori affinché ci donasse quella grande salvezza del pentimento. Possano gli occhi del vostro cuore contemplare i chiodi infissi nelle sue mani sante mentre egli è appeso al legno della croce per i nostri peccati; e il suo costato che fu trafitto da una lancia, da cui sgorga sangue e acqua; e la canna che batterono sulla sua testa; e il servo senza vergogna che lo colpì sul viso; ed egli stava in silenzio e stava inchiodato sulla croce senza che avessero pietà di lui, ed oltretutto gli fecero bere aceto e fiele quando ebbe sete.  22. E compiendo tutte queste cose egli sopportava con pazienza e con filantropia, volendo che gli fossimo compagni nei patimenti affinché ereditassimo con lui il regno dei cieli. Egli disse: «Chi mi ama rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»[19]. E anche l’apostolo santo Paolo riconosce l’onore della croce; perciò proclama dicendo: «Che non accada che io mi glorii se non della croce del nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo è stato crocifisso per me ed io per il mondo»[20] ed inoltre dice: «Mi hanno crocifisso con il Cristo, ma io non sono vivo, ma è Cristo che vive in me»[21] ed ancora: «Senza sofferenza non è possibile piacere a Dio»[22] ed ancora: «Se voi sopportate la sofferenza con lui, diventerete re con lui»[23].

 

23. Perciò dunque o miei cari vegliamo e stiamo all’erta poiché il nostro nemico, il diavolo, cammina tendendo insidie come i leoni, cercando di divorare le nostre anime e volendo renderci estranei a questi grandi beni. Beati dunque coloro che lo contrasteranno arditamente con la fede, poiché essi saranno glorificati con Gesù, secondo che egli disse: «Voi avete patito con me nelle mie prove, ed io faccio un patto con voi così come mio Padre stabilì con me un regno: che mangerete e berrete con me alla mia tavola nel mio regno»[24]

 

24. O, beato chi patì nei digiuni e nelle preghiere e nelle veglie e nei gemiti, poiché lo farà accomodare e mangiare e bere nel banchetto dei santi sicuramente. Beato colui che fu misericordioso e amò il prossimo per l’amore di Dio, poiché ciò sarà per lui di consolazione nel seno di Abramo nel regno dei cieli. Beato colui che si colmò di pianto per i peccati che fece, poiché sarà liberato dal luogo del pianto e dello stridore di denti. Beato colui che si addolorò per i suoi peccati, poiché gioirà di Dio e dei suoi angeli nell’eone della luce. Beato colui che diede il suo pane a chi aveva fame, poiché si sazierà del pane della vita nei cieli. Beato colui che rivestì chi era nudo, poiché lo svestiranno dei suoi peccati nel giorno del giudizio. Beato chi ebbe misericordia dei poveri poiché anche a lui sarà concessa misericordia e sarà degno di udire questa voce gioiosa e gaudiosa: «Venite o benedetti del Padre mio ed ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla creazione del mondo»[25]. Ed anche dice: «Chi darà da bere ad uno di questi piccoli un bicchiere d’acqua fresca solamente, in verità io vi dico che grande è la sua ricompensa»[26]. Beato chi perdonò il prossimo che peccò contro di lui, poiché stracceranno il debito che egli ha, con chiunque l’abbia. 25. Beati coloro che si affretteranno alla chiesa alla sera e al mattino sempre, e soprattutto nel momento di ricevere i sacri misteri del corpo e del sangue del Signore Gesù Cristo, perché essi saranno uniti agli angeli nel cielo e li guarderanno faccia a faccia, e canteranno con loro bocca a bocca nella loro lingua: Alleluia.

 

Perciò o miei cari non carichiamo di sonno i nostri occhi né lasciamo abbassare le nostre palpebre di giorno e di notte, affinché tu sia libero da ogni male.  26. Sta vicino a noi infatti il nemico, e verrà da noi con una quantità di tranelli: se non verrà con la negligenza, verrà con la dimenticanza; se non verrà con la superbia, verrà con l’ira; se non verrà con la vanagloria, verrà con la libidine; se non verrà con l’invidia, verrà con l’odio; se non verrà con la cattiveria, verrà con la protesta; se non verrà con la violenza, verrà con i falsi giuramenti e con le menzogne; se non verrà con le passioni, verrà coi pensieri cattivi. Insomma non cesserà mai l’insidiatore dall’insidiare, cercando di raggirare l’umanità, seminando la negligenza in essa, poiché per mezzo della negligenza si popola l’inferno.  27. Ricordiamo dunque queste grandi guerre che il nemico ci ha dichiarato ed armiamoci con le armi della giustizia, cioè la preghiera, il digiuno, la purezza, la pace, l’amore, l’umiltà, la misericordia, l’amore reciproco, la parola dolce con tutti, nel timore di Dio. Queste cose infatti combattono le sue insidie nascoste. E soprattutto abbiamo paura del tribunale di Dio che è terribile; togliamoci le cose della tenebra e rivestiamo le armi della luce, affinché ereditiamo la residenza dei santi che è nei cieli e i figli della luce, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore per mezzo del quale è gloria al Padre insieme con lui e con lo Spirito Santo per tutti i secoli. Amen.

 

Da: CORONA PATRUM, vol. 7, Omelie Copte, tr. T. Orlandi, Torino, 1981, 99-107.


 

[1] Psalm. 41, 4.

[2] Psalm. 50, 19.

[3] Psalm. 50, 19.

[4] Col. 3, 5.

[5] Psalm. 16, 3.

[6] Gal. 5, 22.

[7] cf. Eph. 15, 19.

[8] Luc. 22, 28-30.

[9] cf. Ionas 3, 8.

[10] cf. prou. 26, 11.

[11] Matth. 10, 37-38.

[12] Hebr. 10, 31.

[13] Rom. 7, 24.

[14] Psalm. 138, 7.

[15] Ioh. 12, 27

[16] Luc. 22, 42.

[17] cf. Is. 66, 24.

[18] 1 Ioh. 2, 12.

[19] Matth. 16, 24 etc.

[20] Gal. 6, 14.

[21] Gal. 2, 20.

[22] Hebr. 11, 6.

[23] cf. Rom. 8, 17.

[24] Matth. 26, 29.

[25] Matth. 25, 34.

[26] Matth. 10, 42.

 

 

Pagina iniziale